Che accade nel mondo universitario abruzzese?
Teramo – (di Stefano Leone) – TURBOLENZE E DISCORDIE A TERAMO, L’AQUILA, PESCARA – (Foto: Rita Tranquilli Leali e l’ateneo teramano, sotto il prof. Cuccurullo e il prof. Tiberti) – Il termine università, nella primaria accezione del termine, designa un preciso modello culturale che ha le sue origini nelle chiese e nei conventi europei, dove, attorno all’XI secolo, iniziarono a tenersi lezioni, con letture e commento di testi filosofici e giuridici, presso di essi, o in genere attorno a grandi personalità ecclesiastiche, varie categorie di docenti e studenti cominciarono ad organizzarsi in corporazioni o universitates. Oggi con tale termine si intendono enti di diritto pubblico e privato, operanti nel campo dell’istruzione superiore, della ricerca e delle attività culturali.
Queste prerogative, collegate al mondo universitario abruzzese, di questi tempi, pare non siano molto attinenti. Polemiche, faide interne, proclami, rincorsa a poltrone e posizioni di vertice, insomma una disputa fra “guefi e ghibellini” mentre, negli atenei, gli studenti cercano di non risentirne.
La bagarre inizia, allo scoperto, esattamente un anno fa quando, esplode come una mina antiuomo la lotta fra l’allora Rettore dell’università di Chieti Franco Cuccurullo e, colui che fino a quel momento era la sua ombra, il Direttore Generale Marco Napoleone. Battaglia nelle aule di tribunale ma anche a colpi di dichiarazioni pubbliche alla stampa. Le cronache dissero tutto, o quasi, sulla questione e si conosce la conclusione che, comunque non ha ancora scritto definitivamente la parola fine pur se i due personaggi sono scomparsi dalla scena pubblica.
Altro episodio eclatante, notizia di qualche giorno fa, il professor Sergio Tiberti, ordinario di Igene generale applicata ha richiesto una maxi richiesta di risarcimento di un milione di euro poiché ha querelato la professoressa Maria Grazia Cifone, preside della facoltà di medicina, rea di aver diffamato lo stesso professor Tiberti nel testo di una mail inviata agli organi del Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione. Anche per questo episodio avvocati gli uni contro gli altri armati, ma anche botta e risposta di dichiarazioni pubbliche attraverso gli organi di informazione. L’ultimo episodio in ordine di tempo nell’università di Teramo.
Il Rettore, la professoressa Rita Tranquilli Leali, nominata con decreto nell’anno accademico 2009 e fino all’anno accademico 2013, viene sfiduciata dal Senato Accademico e invitata a dimettersi. Lei non ci sta e inizia un botta e risposta fra lei e i suoi organi dell’ateneo che non mollano. La professoressa Tranquilli Leali, romana ma con origini genitoriali teramane, durante questi tre anni di gestione ha volato sempre in turbolenze più o meno severe e, quasi mai ha avuto un volo traslato senza vibrazioni. Ma lei non si è mai scomposta avvalendosi sempre di quel grande senso di appartenenza all’ateneo. Neanche quando è andata in rotta di collisione con il suo collega dell’Aquila Di Iorio sui progetti di accorpamento degli atenei. Dunque, dopo aver dichiarato fermamente di non pensarci neanche a mollare i comandi di volo dell’ateneo teramano, qualche giorno fa arriva la comunicazione opposta: “Lascio il 31 ottobre prossimo”. Per saperne di più siamo andati a trovare il Rettore per ascoltare le sue motivazioni e il suo pensiero sul momento del mondo accademico abruzzese. In un tiepido pomeriggio ancora assolato la troviamo nella sua cabina di comando. Se ti aspetti di trovare una persona indispettita, velenosa e irritata vieni subito smentito. Troviamo, infatti, una persona assolutamente gradevole, paziente, accomodante e per nulla irritata anche se molto dispiaciuta dell’accaduto. Sorridente e ospitale come pochi ci accoglie venendoci incontro ed insieme ci accomodiamo per attaccare la chiacchierata.
- Professoressa, cosa sta accadendo nel mondo accademico della nostra regione?
- “Sinceramente me lo sono chiesto anch’io; in sostanza tre atenei molto poco “accademici”, è questo ciò che si sta dimostrando in questo periodo. Stanno venendo a mancare quelle regole non scritte ma che hanno sempre fatto di un ateneo un luogo dove preservare i valori dell’etica e del senso di appartenenza. Stanno venendo meno quei valori di attaccamento ai principi fondamentali di una università”.
- Non possiamo nasconderci, però, che negli atenei screzi e spintonate con lotte più o meno dure ci sono sempre state.
- “Certo. Non sono certamente io ad essere così ingenua nel dire che sono state sempre rose e fiori ma ora qualcosa sta cambiando in modo radicale. E non certo in meglio. Un tempo si cercava di mantenere diatribe e contrapposizioni entro i limiti del confronto, del dibattito sincero, magari anche deciso ma certamente corretto lavando i panni in casa. Oggi non è più così”.
- Essere sfiduciata cosa le ha fatto pensare?
- “Innanzitutto una grande tristezza perché i problemi si potevano affrontare con il dialogo preliminare, si poteva fare un discorso costruttivo e operativo senza arrivare al Senato Accademico”.
- Questo è stato il motivo che l’ha spinta a lasciare?
- “No. Non tanto questo quanto non voler essere trascinata in una guerra senza esclusione di colpi che avrebbe fatto solo il male dell’ateneo e, dunque, il male degli studenti che per me sono sempre e comunque i protagonisti fondamentali”.
- Perché parla di guerra senza esclusione di colpi?
- “Perché si è arrivati al ricatto. La minaccia di bloccare gli organi, (n.d.r. Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione), con azioni di blocco o rallentamento delle competenze di fatto metterebbe gli organi stessi e la mia figura istituzionale in una situazione di conflittualità assolutamente insostenibile”.
- Professoressa, qualche voce ha sussurrato che, la sua decisione di lasciare dopo aver seccamente sostenuto invece di voler restare, sia dovuta a imput arrivati da Roma.
- “Lo nego nella maniera più categorica. Avrei avuto tutte le carte in regola per adire giuridicamente verso chi eventualmente non avesse ottemperato ai propri compiti dunque, avrei potuto tranquillamente mantenere la mia posizione iniziale. Ripeto, il mio è solo un gesto esclusivamente dettato da una riflessione profonda che mi porta a fare prevalere il mio senso di appartenenza all’istituzione che è stata la mia famiglia per decenni. Personalmente desidero il bene di questo ateneo e non sono interessata a diatribe intestine che porterebbero l’ateneo stesso sull’orlo di isteriche e penose polemiche senza senso”.
- Rettore, nell’ambito del progetto di accorpamento degli atenei, a proposito di quello aquilano con il quale il suo avrebbe dovuto accorparsi, il suo collega Di Iorio, ha dichiarato che fin quando ci sarebbe stata lei mai il progetto di fusione sarebbe nato.
- “Ognuno è democraticamente padrone di agire e dire ciò che vuole. Potrei rispondere a Di Iorio in ogni momento ma, torno a ripetere, non amo utilizzare la gran cassa di risonanza della stampa per innescare polemiche senza senso”.
14 giorni ancora di rettorato da parte della professoressa Rita Tranquilli Leali che poi, dal 1 novembre orienterà i suoi interessi e i suoi sforzi su altri indirizzi ugualmente impegnativi. Al di là di ogni considerazione, rimane profonda e incancellabile la considerazione personale che di lei hanno ancora i suoi ragazzi, come li chiama lei stessa, che sono stati e saranno l’unica vera onorificenza da mostrare come medaglia sul petto.
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