Quasi 4 anni per questo?


L’Aquila – Sono stati innalzati in alcune aree della città (vi mostriamo quelli di via Aldo Moro, nei pressi della sede della Provincia in via Monte Cagno) dei segnali orizzontali (pochissimo visibili) e rettangolari (meglio visibili) che indicano le aree di attesa, con la scritta che fa riferimento alla Protezione civile e una sigla di identificazione in base a mappe che, finora, nessuno ha ancora ricevuto o visto. I colori scelti sono verde e nero. Cosa sono?
Nient’altro che i famosi segnali da utilizzare in caso di fughe, diciamola tutta: in caso di terremoto. Le aree di raccolta della popolazione, definite metaforicamente aree di attesa. Dovevano esserci da sempre, comunque subito dopo il 6 aprile 2009. Ci sono voluti quasi 4 anni per vederne alcuni. Lungo le strade di scorrimento ci sono i segnali orizzontali, al centro delle aree quelli più grandi che individuano fisicamente lo spazio dell’area di attesa. Quale area di attesa? Nel caso di via Aldo Moro, nient’altro che una piccola piazza tra edifici piuttosto alti. Il posto che nessuno sceglierebbe mai in caso di scosse, visto il rischio rappresentato dagli edifici circostanti. Le aree sono del tutto prive di qualsiasi struttura che, teoricamente, potrebbe essere utile ad una piccola folla di gente fuggita, magari assetata o ferita. Neppure una fontanella per un po’ d’acqua, nessuna illuminazione adeguata, e nessuno spazio garantito, giacchè in città ogni spiazzo, largo o comunque spazio aperto, è perennemente occupato da auto in sosta di notte come di giorno.
Chi dovesse fuggire e imbattersi in aree di attesa di questo tipo, le troverebbe del tutto inutili e comunque stracolme di gente e auto, perchè ognuno saprebbe senza bisogno di… segnali dove scappare là per là. Se le aree di attesa fossero, viceversa, per qualche motivo preferibili ad altri spazi (magari più ampi e senza edifici troppo vicini), risulterebbe inutile segnalarle con dei cartelli che – specie di notte – sarebbero sicuramente poco visibili.
Insomma, il solito pasticcio arronzato e abbozzato, dopo quasi 4 anni. L’ennesima prova della totale, persistente impreparazione ad ogni tipo di emergenza, l’assenza di progetti, di cose pensate e messe in piedi con logica, esperienza e intelligenza. In una città sismica le cose dovrebbero andare diversamente, e soprattutto essere andate “prima” diversamente. Quando ad ogni scossa, nell’indifferenza generale delle autorità e soprattutto nel criminoso e corale tentativo di minimizzare, eludere, spegnere preoccupazioni e allarmi, la gente fuggiva verso piazza Duomo, forse, qualcuno avrebbe dovuto impostare un’educazione antisismica, una campagna informativa razionale e diffusa con capacità sociali e psicologiche sconosciute, per dire semplicemente: se c’è il terremoto, non correte tutti ad assieparvi nel cuore della città a maggiore rischio di rovina. Com’è appunto accaduto: rovina collettiva. Scegliete, magari, la campagna.
Oggi ci sono i segnali e le aree di attesa. Anzi, le indicazioni per le aree di attesa, che per ora sono le piazze sempre esistite. Aquilani, state tranquilli… Abbiate fede. Il resto entro il secolo, tutt’al più il millennio, arriverà


18 Ottobre 2012

Categoria : Cronaca
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