Cave Ofena, avvocati all’opera
Ofena – Scrive Dino Rossi del COSPA: “Si è tenuta venerdì scorso una assemblea pubblica, dove sono stati invitate le parti sociali, per sino la Pro-Loco, per discutere le problematiche riguardanti la cava comunale. Una delle cave più grandi d’Abruzzo, posta sotto sequestro in via cautelare dalla Procura aquilana, in seguito ad un esposto presentato ad ottobre 2010 dell’ex sindaco Anna Rita Coletti. Nel quale si accusa la ditta di Marzio di aver scavato di più e l’esubero, non sarebbe stato pagato, nel contempo avrebbe usato materiale inquinante per il ripristino, come il limo derivante dal lavaggio degli inerti.
Tempestivamente la Ditta Di Marzio ha inoltrato presso il tribunale dell’Aquila il ricorso per il dissequestro. Il 24. 09. 2012, il Tribunale dissequestra gli impianti, rigettando la richiesta per gli altri beni in sequestro, Lotto 1 e Lotto 2, ma nella nota si intravede il dissequestro anche per gli altri lotti.
Intanto la regione scrive al comune e alla ditta TREDI, quella che avrebbe vinto il bando di gara: diciamo avrebbe, in quanto esiste in comune una seconda offerta della ditta D’amico mai aperta, esclusa dal bando solo per aver scritto al comune, per chiedere di rivedere i prezzi di mercato, visto il tempo trascorso dall’uscita del bando, all’apertura delle buste. La regione respinge la presentazione della variante al progetto vecchio, perché il bando prevedeva un progetto nuovo.
A noi del Cospa Abruzzo, il bando indetto dalla Coletti, aveva in seno qualche sorpresa, sembrava mirato.Nell’assemblea indetta dal Sindaco, Mauro Castagna, emerge che l’attuale amministrazione è difesa dall’avvocato della Coletti, lo stesso che ha presentato il ricorso a l consiglio di Stato e lo stesso di cui la Coletti, come il Castagna si fidano.
Cambiano i suonatori ma la musica resta sempre quella, due sindaci tutti e due professori, difesi dallo stesso avvocato Marcello Russo, ex vice Presidente della Regione Abruzzo.
Intanto, le ditte ed il Comune litigano con gli introiti della cava, rispettando in pieno la sentenza del Consiglio di Stato; “di non interrompere le attività produttive”, in questo le attività legali, visto che gli operai sono sotto cassa integrazione, non per la crisi, mentre le ditte cercano trovare il bandolo della matassa”.
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