Province: Di Primio chiede riflessione
Chieti – Il Sindaco Umberto Di Primio, foto, in vista del parere che sarà espresso (entro il prossimo 23 ottobre) dal Consiglio Regionale sulla proposta di riordino delle Province abruzzesi, ha inviato una lettera al Presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, al Presidente del Consiglio Regionale, Nazario Pagano, al Presidente della II Commissione Permanente, Luca Ricciuti, e gli Assessori e Consiglieri Regionali.
«La proposta emersa nella riunione del Consiglio delle Autonomie Locali dello scorso 26 settembre – ha dichiarato il Sindaco – anche per il poco apprezzabile (quantitativamente) numero dei sostenitori (otto su venti), non può, a mio avviso, che vedere la massima assise regionale svolgere nuove ed approfondite riflessioni che, mi auguro, portino a rivalutare la proposta di riordino nel senso delle tre Province de L’Aquila, di Chieti e di Pescara/Teramo.»
Questa la lettera di Di Primio: “Così come previsto entro il prossimo 23 ottobre, il Consiglio Regionale verrà chiamato ad esprime il proprio parere sulla proposta di riordino delle Province abruzzesi elaborata dal CAL. Una proposta, quella emersa nella riunione del Consiglio delle Autonomie Locali dello scorso 26 settembre, che anche per il poco apprezzabile (quantitativamente) numero dei sostenitori (otto su venti), non può, a mio avviso, che vedere la massima assise regionale svolgere nuove ed approfondite riflessioni che, mi auguro, portino a rivalutare la proposta di riordino nel senso delle tre Province de L’Aquila, di Chieti e di Pescara/Teramo.
Tali mie considerazioni, di carattere ovviamente non personale, ma dettate dal ruolo istituzionale che sono chiamato a ricoprire, non possono essere ricondotte, come qualcuno sta tentando di fare, a semplice difesa del proprio campanile, perché poggiano su solide basi che, molto brevemente, mi permetto di sottoporVi.
Innanzitutto il rispetto della normativa. Il D.L. citato, elenca chiaramente i requisiti minimi che le Province devono possedere per restare tali e questi, non per mia interpretazione, sono oggettivamente posseduti dal territorio provinciale teatino.
Non voglio, a differenza di altri, nascondermi dietro il dettato della disposizione di legge, sebbene sufficiente per la conservazione dello status quo da parte della Provincia di Chieti. Vi è infatti dell’altro, ben più importante, e che non può essere eluso, né sottaciuto. Innanzitutto, il tessuto economico della realtà Teatina, è costituito da un collaudato sistema culturale e turistico, da una validissima struttura industriale, nonché da un settore agricolo che, nonostante la sfavorevole congiuntura economica, è tra i più dinamici dell’intero territorio nazionale. Una modifica degli assetti istituzionali, una diversa distribuzione di competenze e ruoli potrebbe alterare, in negativo, tale equilibrio.
Il nuovo riassetto regionale, inoltre, così come prospettato dal CAL, genererebbe non un vantaggio, ma nuove problematiche per i cittadini, in quanto, l’unificazione delle Province di Chieti e Pescara creerebbe, nell’area urbana dei due capoluoghi, una straordinaria attrazione demografica, d’interessi diffusi ed economici, a discapito di una Provincia, melius, della parte a sud della stessa, che dall’essere primus inter pares, come sono oggi Lanciano, Ortona e Vasto, finirebbe per essere una periferia amplissima ed eterogenea, difficilmente “governabile” e, di conseguenza, destinata ad impoverirsi.
Insomma, l’unificazione dei territori, recte, delle Province di Chieti e Pescara, creerebbe uno squilibrio di carattere soprattutto socio-economico. Infatti, come accennato, tale soluzione darebbe vita ad un’area urbana, Chieti – Pescara, straordinariamente più forte rispetto a quella aquilano/teramana, relegata, di fatto, al ruolo di cenerentola, ma soprattutto concentrerebbe tutto nell’area urbana chietino/pescarese, marginalizzando il resto dell’attuale Provincia di Chieti e alimentando, come conseguenza, il già grave fenomeno dell’abbandono delle aree interne. Lanciano e Vasto, per citare le città più grandi e lontane dai due capoluoghi, perderebbero il ruolo che oggi hanno.
A ciò debbo aggiungere considerazioni più pertinenti alla mia città. Chieti, non certo per colpa sua, ha tra le voci più rilevanti della propria economia, quella generata ed indotta dalla presenza in città degli uffici periferici dello Stato. Oltre duemila occupati senza considerare l’indotto. Ebbene, la perdita dello status di capoluogo vorrebbe dire, nella migliore delle ipotesi, ridimensionare questa presenza. Incalcolabile, invece, è il danno in termini di economia nascente da detti uffici che verrebbe a mancare, dando vita ad una pericolosa spirale negativa. Anche per questo chiedo di riflettere e pensare alla proposta delle tre Province.
Quanto alla Provincia di Pescara/Teramo, alcune considerazioni. Teramo, forse ingiustamente, ha il destino segnato dalla totale mancanza di requisiti. Al contempo, così come detto per Chieti, anche loro reggono parte della propria economia sugli uffici periferici dello Stato. V’è, però, rispetto a Chieti, un vantaggio, la distanza tra Teramo e Pescara, infatti, consentirebbe al territorio teramano e alla stessa città di Teramo, di non perdere gli uffici, non potendosi rinunciare alla presenza sul suo territorio di tali riferimenti amministrativi.
Quanto a Pescara, la sua eventuale unione con Chieti impedirebbe al capoluogo Adriatico, stretto a sud da Francavilla al Mare e verso l’interno da San Giovanni Teatino, di poter ampliare il proprio territorio, rimanendo così schiacciata ed aumentando i già critici dati relativi alla vivibilità.
Per queste brevi considerazioni, sapendo che ognuno di noi giustamente deve difendere il proprio territorio, ma nella consapevolezza di aver offerto alla Vostra autorevole attenzione elementi oggettivi di riflessione, rinnovo la proposta già avanzata e votata in sede di CAL, di suddivisione del territorio abruzzese in tre Province: quelle di Chieti e de L’Aquila, in quanto rispondenti al dettato del D.L. n. 95/2012, ed una terza che vedrebbe l’unificazione dei territori di Pescara e Teramo soggette, anche per difetto di requisiti, al riordino”.
(Ndr) – Di Primio, con misura e in poche parole, lascia intendere che la sua città non si lascerà sopravanzare, marginalizzare o mettere alle corde tanto facilmente. Non è un’ascia di guerra dissotterrata, quella del sindaco, ma un messaggio per tutti: attenti a ciò che fate, pensateci su mille volte, e ragioniamo. Se la politica ha un minimo di saggezza, non lascerà cadere nel vuoto il messaggio.
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