Ritratto di una scrittrice, Laudomia Bonanni
L’Aquila – (di Gianfranco Giustizieri) – (Foto: La Bonanni sopra, e sotto la scrittrice aquilana con Renato Angiolillo, e Gianfranco Giustizieri, il suo maggiore e più autorevole studioso) – Siamo ormai entrati nella settimana dell’XI edizione del Premio Letterario Internazionale “L’Aquila” intitolato a Laudomia Bonanni (foto in evidenza) con l’annuncio dei vincitori dei premi di poesia e nell’attesa della cerimonia finale del 20 ottobre con l’ospite d’onore Tahar Ben Jelloun, scrittore di origine marocchina.
Oltre il valore della manifestazione tesa a riportare l’attenzione, seppur solo nominale, sulla grande scrittrice aquilana che non fu mai poetessa ma illuminò con i suoi romanzi ed elzeviri tutto il Novecento letterario, ci sembra opportuno rinverdire il ricordo dei suoi ultimi anni con la testimonianza eccellente di un altro grande scrittore e giornalista, recentemente scomparso, che ben la conobbe e la frequentò nel corso di tutta la vita: Pietro Zullino (foto).
Nel settembre del 2002, a pochi mesi dalla morte della Bonanni (21 febbraio 2002), Zullino scrisse una pagina, quasi sconosciuta al grande pubblico, sulla rivista mensile “Monte Mario” edita dall’Associazione “Amici di Monte Mario” di Roma, in cui tratteggiava con sapiente e limpida scrittura giornalistica la vita ed il percorso letterario della Nostra.
In onore di entrambi ne riportiamo una parte:
“Alle sei di ogni sera una ultranovantenne piccola dal passo straordinario agile e svelto si affacciava su piazza della Balduina – scendendo dalla sua dimora al terzo piano di via Romagnoli 12 – e cominciava la sua quotidiana passeggiata di tre chilometri, per vie secondarie su su fino al giro della boscosa Villa Stuart, e ritorno. Il tabaccaio, il libraio, il fioraio, i portinai, i negozianti in genere, i bancarellari di Piazza Mazzaresi, persino i vu’ cumprà del marciapiede la conoscevano come la Grande Scrittrice (anche se poi non avrebbero saputo forse neanche dire il suo nome, e tantomeno evocare le antiche ragioni di una tanto lussuosa etichetta).
I portinai della generazione passata, quelli sì, quelli sapevano tutto di lei, così spesso cercata dai signori della stampa, della radio, e della tv in bianco e nero. Quelli le avevano dato l’appellativo. Ma la Grande Scrittrice era loro sopravvissuta. E correva ormai il tempo delle facce nuove, dei giovani dell’eterno presente, dei mangiatori di loto, dei senza memoria. E però, che fenomeno la Grande Scrittrice! Neanche un capello bianco, a quell’età! E quell’incedere rapido, da gazzella. E quella puntualità cronometrica all’uscita e al rientro. E quei modi da misantropa gentile: un sorriso a tutti, chiacchiere e confidenze a nessuno.
Amicizie? Niente, che si sapesse. Solitaria, la Grande Scrittrice. Solitaria e rocciosa come il Gran Sasso, la montagna che nel 1907 l’aveva vista nascere ai suoi piedi, a L’Aquila…”.
Così Pietro Zullino, continuando nella pagina a ricordare i libri, i premi ed i successi.
Così noi la vogliamo ricordare.
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