Ricostruzione, domande tardive: che farne?


(di Giampaolo Ceci) – Questa settimana parlerò di un tema assopito, che non mi pare sia mai stato affrontato compiutamente e lascia aperte diverse lacune interpretative. Mi riferisco alle domande di contributo che sono state presentati dopo la scadenza perentoria del 31 Agosto 2011 e che quindi non avrebbero dovuto più essere valutate a meno che non vi fossero state delle motivazioni ritenute valide dalla immancabile “apposita commissione” prevista dalla ordinanza che fissava i termini “inderogabili”. Come dire: “i termini perentori sono il 31 agosto, ma se uno adduce motivazioni “valide” li spostiamo”. Uno strano modo di fare le leggi perché apre a valutazioni soggettive sul concetto di “valide” e quindi non garantisce eguale trattamento a tutti.
Grandi furono le polemiche di allora, per la immotivata perentorietà del provvedimento che avrebbe fatto correre il rischio a molti di non poter accedere ai contributi solo per una formalità amministrativa.
Ricordo la corrente degli intransigenti che voleva porre una data fissa e chi invece chiedeva più elasticità per consentire a tutti di presentare le domande e avere modo di terminare i progetti.
Mi auguro che nella confusione di allora non vi sia qualcuno che abbia desistito, perché ora, in mancanza della riapertura dei termini corre il rischio di restare senza contributi.
Che fine ha fatto la commissione prevista nella ordinanza? sono stati vagliate le motivazione addotte per i ritardi? sono stati motivati i reintegri dei ritardatari? quali i componenti della commissione e quali le garanzie di equità e trasparenza delle sue decisioni? Quante pratiche, presentate fuori dai termini, sono state riammesse e perché? quante no?!
Facciamo finta che la scadenza di legge non fosse mai state imposta? che si fa, si accetta una sanatoria generale non scritta o si riaprono i termini per consentire a chi si é scoraggiato e non ha presentato nulla fuori dai termini, di poter rimediare?
Non si può fare finta di niente, perché si lede il diritto di quegli “onesti” che si sono attenuti alla legge e non hanno presentato la domanda coi relativi progetti perché hanno voluto rispettare la legge senza fare “forzature” e probabilmente anche per non dichiarare il falso.
Per fare le cose per bene e ripristinare una parvenza di stato di diritto bisognerebbe quindi riaprire i termini per la presentazione delle “nuove” richieste o integrazioni di indennizzo per gli edifici classificati “E” se non altro per dare modo di poterli presentare, ai progettisti che non ha hanno fatto in tempo, di elaborare i progetti “ritardatari” o quelli che non hanno fornito giustificati motivi.
Se la nuova ordinanza venisse emanata oggi si potrebbe ragionevolmente fissare il nuovo termine per il mese febbraio- marzo 2013 .
Se la questione resta invece indeterminata molti aquilani ritardatari, seppure proprietari di edifici classificati “E” dovranno iniziare a prendere in considerazione la ipotesi che non potranno avere alcun indennizzo qualora i motivi dei ritardi non fossero accolti dalla commissione.
Immagino già i contenziosi coi progettisti e i rimpalli di responsabilità.
Resta poi il fatto sostanziale. Se gli edifici lesionati dal sima presentati oltre i termini, non saranno riparati coi soldi pubblici con quali altri saranno riparati, trattandosi di danni gravi? o peggio saranno riparati o resteranno così come sono, lasciando la città riparata a metà?
Ancora una volta la politica viene chiamata a fare le sue riflessioni per trovare la soluzione migliore a questo ennesimo “pasticciaccio”. Ai cittadini non resta che aspettare che chi ha eletto per affrontare questi problemi li affronti subito per il meglio, nell’interesse di tutti.


14 Ottobre 2012

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