Una questione morale e un assegno in bianco
Vasto – Scrive Michele Celenza: “La vicenda della querela da me presentata nei confronti dell’avv. Fabio Giangiacomo va, a mio avviso, almeno in parte, al di là delle nostre persone. Per questo mi permetto di tediarne ancora il lettore.
Il Giudice, hanno scritto i giornali, ha disposto l’archiviazione della querela. È vero. Ma per comprendere il senso del Decreto è necessario conoscerne le motivazioni, che nessuno sin’ora si è curato di esporre.
In sintesi: la vicenda era partita da alcune valutazioni espresse dall’avv. Giangiacomo in merito ad alcuni comunicati (più degli studi, invero, che dei comunicati ) -sul raddoppio del porto- emessi dall’Associazione che presiedo (Porta Nuova). I quali, secondo il suddetto, “non avevano valore di ricerca accademica [non ho mai preteso tanto, NdR] ma erano solo [il frutto di] un copia e incolla”.
Quest’ultima affermazione è falsa. Falsa di fatto. Qualcuno forse ricorderà che il sottoscritto aveva pubblicamente invitato il suddetto Giangiacomo a ritirarla, o altrimenti a dimostrarne la veridicità . Ciò che egli non fece; da qui si è originata la controversia.
Ebbene, il Giudice non ha disposto l’archiviazione per aver valutate come fondate o vere le affermazioni di Giangiacomo; ma solo perché le ha ritenute “espressione del legittimo diritto di critica politica”, e, in quanto tali, “espressione di un giudizio, ovvero di una opinione rispetto alla quale non è di per sé dato pretendere obiettività e neutralità ”. Sicché il Decreto di archiviazione, che ovviamente sul piano giuridico non ho competenza alcuna a discutere, tralascia del tutto la questione della veridicità di fatto delle affermazioni in esame. Proprio la questione che io -piuttosto ingenuamente, ora me ne avvedo- avevo ritenuto essenziale.
Tuttavia, se non sul piano giurisdizionale, pure, secondo il mio personale modo di sentire, una questione sul piano morale si pone: può la critica politica prescindere dalla verità dei fatti?
Non può e non deve. Per me la politica -e i politici- si misurano anzitutto su questo metro. Su di esso, naturalmente, chiediamo di essere giudicati noi per primi, che politici non siamo, ma comuni cittadini.
“Non escludo un’azione risarcitoria”, così dichiara il Nostro. Ma io voglio proporgli di più.
Caro avvocato Fabio Giangiacomo, vada sul nostro sito (http://www.portanuovavasto.altervista.org/); lì troverà tanti nostri comunicati, pressoché tutti credo, quanti ne abbiamo emessi in ormai dieci anni… Li guardi pure tutti, se ce la fa, se crede… Sono stati prodotti tutti a titolo gratuito sa, si può non essere d’accordo certo, ma nessuno di noi ci ha mai guadagnato niente, anzi. Ecco, se ne trova uno, anche piccolo, non dico solo di argomento il porto, ma di un argomento qualsiasi, a Sua scelta -ne abbiamo trattati tanti, in dieci anni- uno per il quale Lei possa dimostrare che, in tutto o anche solo in parte, è frutto di un “copia e incolla”, ecco, allora io Le prometto, pubblicamente, che Le firmerò subito, ma subito, un assegno, in bianco.
Lo faccia. Attendo con ansia, e intanto La saluto cordialmente.
P.S. Nella memoria difensiva ad opera dell’avv. Nicola Raducci, segretario del PD di Gissi, si fa menzione, tra le altre cose, e tra l’altro l’altro con una certa supponenza, di una errata interpretazione, da parte di Porta Nuova, delle previsioni (contenute nel paragrafo 3.3.1 della Relazione Generale) di presentazione del progetto di raddoppio del porto di Punta Penna (2006). Una versione che ieri l’autorevole foglio locale “La voce del Vastese” faceva senz’altro sua. Invitiamo i quattro lettori che eventualmente fossero interessati a giudicare (anche) dagli allegati.
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