Amici di Pescara: “Occorre un referendum”
Pescara – RIORDINO DELLE PROVINCE E CAMPANILISMI – Scrive Carla Tiboni, presidente dell’associazione Amici di Pescara: “Le ultime notizie in questa Italia che sembra stia cadendo a pezzi, sotto i colpi di un Governo di destra, che più di destra non si può, riguardano anche l’Abruzzo con i provvedimenti sul riordino delle Province. Mentre i politici (eccetto Lorenzo Sospiri, bisogna darne atto), fanno proposte prive di consistenza giuridica e amministrativa, e preferiscono trincerarsi dietro un silenzio intenzionale ed una miope superficialità (non si sa mai tra non molto ci saranno le elezioni regionali), balza agli occhi la proposta di una provincia unica con sede all’Aquila. La notizia ha provocato il risveglio della società civile, quella che non ha interessi o calcoli da fare, perché non ha scranni da difendere, che rifiuta che città come Pescara possano essere “cancellate” da una sorta di fagocitazione irrimediabilmente dannosa. L’identità di una città non può essere azzerata con un provvedimento amministrativo, la storia e la cultura di una comunità non possono barattarsi con sedi di uffici e finanziamenti governativi. E l’ignoranza che contraddistingue i tempi non ha esaminato la possibilità di un federalismo amministrativo (non come quello della Lega), capace di coniugare realisticamente le esigenze delle singole realtà territoriali. Un riordino che permetta i tagli auspicabili, ma che non accorpi il territorio secondo ragionamenti astratti e poco utili.
Qualcuno sta già gridando al campanilismo, ma soltanto perché fa comodo, perché fino ad oggi invece ci ha convissuto comodamente con il campanilismo. Abbiamo tutti ancora negli occhi le ferite della città dell’Aquila, ma ciò non può essere una scorciatoia per creare alternative economiche che danneggerebbero irrimediabilmente le altre province. L’Associazione “Amici di Pescara” erede dell’Associazione “Pescara Nostra”, propone allora un referendum (l’unico strumento, imperfetto, di democrazia diretta) che consentirebbe agli abruzzesi di esprimere il proprio parere e di decidere una situazione socio-economica-politica, che i politici non sono in grado, evidentemente in questo momento, di gestire.
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