Terremoto, la lunga storia di incapacità e colpe
L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – Nel processo Grandi Rischi sembrano più numerosi gli assenti, quelli che a detta di molti avvocati, dovrebbero essere tra gli imputati, che gli imputati stessi (solo sette, solo scienziati e ultraburocrati della scienza). Questa convinzione sembrano voler inculcare coloro che a gran voce, per difendere i loro assistiti, un giorno sì e l’altro pure fanno nomi, evocano persone e comportamenti di tali persone, come se chiedessero alla giustizia di estendere l’elenco degli accusati.
A nostro modesto avviso di cittadini che il terremoto l’hanno subìto, e che portano dentro il dolore di aver visto i funerali di 309 esseri umani sicuramente innocenti (quelli sì), e di aver perso una città e una vita lì trascorsa, le colpe sono davvero estese, vastissime, persistenti nei decenni che hanno preceduto il 6 aprile 2009. La data in cui una vita finì e un’altra ne cominciò, ma non per tutti. E comunque amara per chi la consuma. Tuttora in presenza di scosse sismiche, divenute lievi e meno frequenti, nell’Aquilano. L’ultima questa mattina, 1,2 ml. Un debole segnale della terra, che dice: non sono addormentata.
L’Aquila è stata distrutta tre volte, nella storia, e danneggiata molte altre volte. Esistono notizie storiche, anche in autori latini, di altri forti terremoti prima del Medio Evo. E’ nel cuore di un’area sismica. Tutti avrebbero dovuto ben saperlo, cominciando da politica, amministrazione e istituzioni locali e nazionali. E finendo con tecnici, progettisti, costruttori, immobiliaristi, affaristi, trafficoni, professoroni e soloni tuttologi dall’eloquio avvolgente. Attenti troppo spesso solo al proprio tornaconto. C’era chi rideva la notte del terremoto? Sicuro, ma per anni hanno riso tanti altri, e non se n’è accorto nessuno.
Come ha sempre detto il prof. Boschi, ma non solo lui, i terremoti tornano. Non esiste al mondo un luogo sismico che smetta di esserlo. Piuttosto capita che un luogo non sismico lo diventi, ma solo perchè non si aveva memoria di terremoti dimenticati nei secoli.
La scienza sa che i terremoti sono cavalli di ritorno, anche se non sa prevederli. Per ora. La gente lo sa, la saggezza dei vecchi lo insegna ai giovani. A non saperlo è solo la politica. Ma è proprio così?
No, niente affatto.
L’elenco degli edifici a rischio crollo c’era. Esistevano studi e predizioni di eventi sismici, dati per certi entro un certo numero di anni. Purtroppo, nessuno sa quanti. Ma certo è che il terremoto ha una sua periodicità , una sua costanza nel tempo, perchè nel cuore della terra le faglie ci sono, non si sigillano certo, e le energie si accumulano, finendo con il liberarsi: questione di tempo.
Non risulta che alcuna amministrazione aquilana (diciamolo con pacatezza), almeno in tempi moderni, abbia mai mosso un dito per prevenire, prepararsi, addestrare la gente e gli studenti, creare una struttura di primissima accoglienza. Prendere coscienza della obbligatoria convivenza con i sismi. Costruire un’educazione e una coscienza sismica. Non risulta che la Protezione civile regionale o locale abbia mai abbozzato nulla del genere, nè che lo abbia fatto un sindaco o un’altra autorità . Il terremoto era semplicemente un incubo, una spada di Damocle che il 6 aprile 2009 è caduta sulla testa della popolazione.
Una povera, cieca politica di distrazione, di elusione, di ignoranza e di incoscienza ha sempre dominato la scena. Sono tanti anni che sentiamo politici berciare prima delle elezioni. Mai sentiti un cenno, un’intenzione, una promessa che contenesse la parola “terremoto”.
La politica e le istituzioni hanno anche altre sconcertanti colpe. A Chieti, scoperto (ma solo oggi!) un ospedale a rischio sismico… come a Sulmona. Come sono stati spesi montagne di miliardi per la sanità ? Solo in sprechi e dilapidazioni, è evidente. A L’Aquila è crollato un ospedale che aveva richiesto mari d’oro e lustri a pacchi, ma non era antisismico (e conteneva amianto a profusione). E’ crollata (è il massimo…) la facoltà di ingegneria, dove potenti cervelli vengono spremuti per studiare strutture antisismiche. Sono crollate le scuole che tutti sapevano a rischio di crollo: era scritto. Ma i documenti sui quali era scritto, erano nei cassetti, negli scaffali, nei dimenticatoi. Nè la politica aveva mai preteso davvero edificazioni antisismiche, o verificato che lo fossero quelle che avevano assorbito miliardi e decenni. E arricchito qualcuno. Studiosi che, scoprendo la natura insidiosa del sottosuolo aquilano, avevano avvertito: dà una forte accelerazione delle onde sismiche. Cacciati via, azzittiti. Inascoltati gli allarmi di altri scienziati, fin dal 1997, perchè si affrontasse il pericolo terremoto, che montava e minaccioso cresceva. Come gli elenchi degli edifici che tutti sapevano sarebbero crollati con eventuali (probabili) scosse.
Poi arrivò il 2009, con una sequenza sismica impressionante, e c’è gente accusata di aver addirittura tranquillizzato.
Ci sembra impietoso continuare, sarebbe come sparare sulla Croce Rossa, come ricordare che il palazzo della Regione Abruzzo accanto all’Emiciclo, ristrutturato con spese faraoniche e in lunghi anni, è stato tra i primi a diventare inagibile. Mentre il vecchio Emiciclo ottocentesco è lì e funziona.
Vero che in tribunale non ci dovrebbero essere sette imputati, ma settemila o settantamila, o tutta l’Italia e la sua politica dissennata, corrotta, incapace e dispendiosa. Provi qualche avvocatone a smentire, a sostenere il contrario. Altro che giornalismo “vergognoso”, come ha detto di noi un’avvocata che non sa neppure di cosa parla. E mentre andiamo a grandi passi verso il quarto anno della nuova vita (se così si può definire), niente fa pensare che sia cambiata qualcosa. Solo una litania di miliardi di euro per una ricostruzione che nessuno ha ancora visto. E che comunque costerà un oceano di denaro. Come curare le ustioni con il fuoco, di questi tempi.
Non c'è ancora nessun commento.