Se qualcuno deve vergognarsi, avvocato…


In una arringa difensiva, una legale della stuolo di avvocatoni nel processo alla Grandi Rischi, ha più volte oggi ripetuto riferendosi ad una nostra intervista televisiva registrata il 30 marzo 2009, “quel vergognoso Colacito”. Valuteremo se querelarla (abbiamo dei testimoni davvero blindati: tutta l’aula, magistrati compresi…) o lasciarla arrampicarsi sui vetri.
Per ora diremmo solo questo: se nella vicenda del terremoto e del processo in corso c’è qualcuno che dovrebbe vergognarsi, non siamo noi. Deve vergognarsi chi tenta lo scaricabarile, chi arranca cercando innocenze e probità invisibili, chi tenta di smacchiare il leopardo, chi arzigogola tra argomentazioni cavillose, chi cerca equlibri difficili. Chi nella tragica partita che si sta giocando, non gioca in modo adamantino.
La nostra intervista, tutti lo hanno capito, fu registrata “prima” della riunione della Grandi Rischi, semplicemente perchè tentammo di sapere da un autorevole rappresentante della Commissione cosa avrebbero fatto, in quale direzione sarebbero andati, quali intenzioni avevano quegli autorevoli spediti a L’Aquila dall’ancora più autorevole Bertolaso. Se c’è un terremoto pauroso e crescente, e arriva la CGR, un giornalista tenta di sapere cosa intenda fare la CGR. Ovvio, naturale, elementare. Non è irrilevante che una CGR si riunisca laddove è in corso un minaccioso sciame sismico, di cui possiede certamente tutti i dati e i parametri scientifici: altrimenti, non conterebbe componenti sismologi e luminari conclamati. Gli avvocati debbono difendere, d’accordo, ma se per farlo tentano di girare la frittata al volo come i grandi cuochi, accusando gli altri e scaricando colpe sulla stampa, non sono poi grandi avvocati. Un bambino sorpreso in una marachella, come prima cosa accusa gli altri. Inoltre, non è elegante, signora avvocato, insultare la gente. Il termine “vergognoso” non ci si attaglia per niente. Non dobbiamo vergognarci, noi, gentile signora. Rifletta e persino lei capirà che dovrebbe prima di tutto essere meno greve, e in secondo luogo un po’ più attenta a fatti, persone, carte, circostanze.
I giornalisti raccontano e fanno raccontare gli altri, non insultano. Quando ciò che emerge scotta, diventano capri espiatori? Suvvia, è un’argomentazione davvero flebile, pretestuosa, anzi ultronea, come amano dire gli avvocati maestri in eloquenza altisonante. Davvero out, peraltro. Signora in toga, ne pensi un’altra, se non le costa uno sforzo eccessivo.



10 Ottobre 2012

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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