Province: “Pescara si mobiliti”


Pescara – Riportiamo l’intervento di Licio Di Biase in consiglio comunale sull’argomento province, datato 10 settembre: “Signor Presidente, signor Sindaco, signori Consiglieri, penso che dopo il mio intervento sia, comunque,il caso che anche qualcuno dei firmatari di questa che inizialmente era una mozione, oggi ordine del giorno, possa prendere la parola prima di passare ai nostri graditi ospiti.
Quando abbiamo presentato la mozione, era il 24 luglio, il tema della unificazione delle Province con il relativo dibattito era all’inizio e da pochi giorni c’era stato il primo provvedimento del Governo, seguito da un successivo provvedimento.
In effetti questa mozione risente del momento, perché noi chiedevamo, invitavamo il Sindaco ad attivarsi nelle sedi opportune per garantire l’articolazione della Regione Abruzzo in tre Province: Chieti, L’Aquila e Pescara – Teramo.
È chiaro che questa proposta risente del momento, ma soprattutto era nostra intenzione, con la mozione di invitare il Consiglio Comunale a riflettere su questo argomento, troppo importante e le cui scelte sicuramente andranno a condizionare lo sviluppo della Regione forse per i prossimi 100 anni, considerando che ormai sono trascorsi oltre 80 anni da quando è nata la quarte Provincia nella nostra Regione.
Quindi il senso della mozione è soprattutto quello di stimolare una riflessione.
Per quanto mi riguarda il contenuto, va detto che non voglio fare l’allenatore della nazionale di calcio,cioè colui che dà i nomi dei giocatori tutte le volte che c’è un incontro, per cui non voglio fare la battaglia sul tipo di provincia e cioè se è meglio Pescara – Chieti e L’Aquila – Teramo o se è meglio la Provincia Adriatica, anche se questa idea di una macro provincia costiera mi affascina molto.
Io oggi più che l’allenatore voglio fare il difensore, il difensore della nostra città.
Vedete, chi magari ha vissuto nel passato la storia politica si rende conto che la nostra città negli ultimi decenni ha pagato moltissimo, è una città che viene ad essere quasi continuamente spogliata.
Iniziamo dal ’70, da quando la nostra città fu penalizzata con la scelta di L’Aquila capoluogo di
Regione; in quella circostanza ci fu tutta una vicenda politica, tutti dicevano infatti che il capoluogo doveva essere Pescara; io addirittura, a questo proposito, ho ritrovato dei documenti degli anni ’60, vi leggo solo una frase, di Antonio Mancini che a quel tempo, dopo essere stato Sindaco di Pescara, era Parlamentare: “L’ Abruzzo ha bisogno di un centro propulsore della propria economia, che ne acceleri lo sviluppo commerciale ed industriale e ne ecciti con l’esempio l’iniziativa e l’intraprendenza. Questo centro può essere solo Pescara.”
E vedete, in questo studiovengono messi in risalto tutti i problemi che questa Regione ha subito con la scelta dell’Aquila come capoluogo.
Io non voglio riaprire una riflessione che ormai è superata, però voglio soltanto sottolineare come già 40 anni fa questa città ha subito un grande torto, allora fu un torto che si manifestò tutto in casa democristiana; Gaspari non aveva interesse affinché Pescara facesse il capoluogo, e nella trattativa lasciò cadere il suo impegno e Natali si portò il capoluogo a L’Aquila.
Lasciandoci, che cosa?
Lasciandoci uffici periferici.
Vedete, questa storia degli uffici periferici, e lo dico perché poi sarà importante per la riflessione sulle 21 Province, questa storia degli uffici un po’ a L’Aquila e un po’ a Pescara che cosa ha determinato?
Molte ironie e sperpero di risorse. Tempo fa, il 27 gennaio, “Il Sole 24 Ore” ha fatto due conti sulle spese e gli sprechi moltiplicati per due della Regione Abruzzo; l’ inizio dell’articolo è molto simpatico:
“Ogni mattina a Pescara un corriere della Regione accende il quadro, scalda il motore e parte in macchina per raggiungere L’Aquila, scarica i documenti, li consegna ad un fattorino che li smista negli uffici e poi aspetta la fine del suo turno. Ogni sera a L’Aquila un corriere riaccende il motore, carica altri documenti, sale in auto e ritorna a Pescara.”
E così questo continuo trasporto di documenti tra L’Aquila e Pescara non fa altro che moltiplicare le spese.
Dico questo perché?
Perché è chiaro, noi siamo stati penalizzati come Regione, non come Pescara, siamo stati penalizzati dalla scelta dell’Aquila come capoluogo, perché il capoluogo deve stare nel luogo dell’incontro, nel luogo della comunicazione, nel luogo delle infrastrutture, nel luogo dove c’è il centro propulsore e dinamico del terziario avanzato, così come Pescara, e invece ripeto, una scelta politica ci ha penalizzato fortissimamente.
E poi c’è stato questo modo per cercare di sanare quelle reazioni che la scelta manifestò e vennero portati un po’ di uffici a Pescara con L’Aquila che però grettamente molte volte si chiude e non guarda al resto della Regione, faccio solo un accenno alla storia della Corte di Appello che è un fatto scandaloso, che però non si riesce a risolvere nella nostra regione.
Ma non voglio andare oltre, per quanto riguarda L’Aquila. A me interessa Pescara, una città che come ho detto negli ultimi decenni è stata spogliata, oltre che del capoluogo, di tanti altri servizi; pensiamo negli ultimi anni a una classe di risparmio che ormai non ci appartiene più, pensiamo a tanti altri problemi che condizionano la nostra vita, e guardate, tutti problemi
che provengono, da scelte fatte altrove: il porto chiuso, possiamo anche attribuire parte della
responsabilità magari ad una azione blanda da parte degli Enti Locali, però voglio dire, sicuramente che se il porto è chiuso dipende anche da scelte che stanno in alto, così come mi voglio soffermare sulle due biblioteche: una città come Pescara, di grande spessore culturale, ha due biblioteche, quella Regionale e quella Provinciale, entrambe chiuse da un anno. Uno scandalo!!!
Una città che quindi paga una debolezza politica.
Dobbiamo essere chiari, la città in questi ultimi anni non esprime più una forte classe politica.
Che cosa succede oggi che andiamo a fare le fusioni?
Succede che Teramo ha il Presidente della Regione, L’Aquila è terremotata, Chieti ha una forte classe Dirigente con i massimi esponenti dei tre partiti, ahimè anche del mio partito, con il Presidente della Provincia di Chieti, oltre che con Di Stefano esponente del Pdl e Legnini, esponente del Pd, per cui noi rischiamo di essere il fanalino di coda di questa Regione.
Allora ecco perché dico che non mi interessa il modello di Provincia che verrà fuori, anche se faccio il tifo per la Provincia Appenninico-Adriatica, e spiegherò dopo il motivo.
Io voglio fare il difensore di questa città che rischia molto, rischia molto perché è vero che la legge attribuisce al Comune già capoluogo di Provincia che ha il maggior numero di abitanti, il ruolo di capoluogo della nuova Provincia, però anche negli anni ’68 e ’69 Pescara era già capoluogo di Regione per poi ritrovarsi in una situazione, come vediamo ben diversa.
Guardate, siamo abituati anche a delle modifiche parlamentari all’ultimo momento, questo è il mio timore, il mio timore è che ci possa essere qualche manovra assurda.
E poi che questa realtà territoriale, Pescara – Chieti, una realtà fortemente condizionata dalla realtà dell’area metropolitana, non scopriamo oggi il discorso dell’area metropolitana, se ne parla dagli anni ’80, non abbiamo avuto mai la capacità amministrativa di determinare qualche passaggio in più che desse a questo grande contenitore un riferimento normativo.
L’area metropolitana Pescara – Chieti è il luogo di incontro di Pescara e Chieti, ed è fuor di dubbio che Pescara e Chieti, le due Province, debbano stare insieme, c’è quest’area che ormai ci accomuna, ma perché Pescara deve essere il capoluogo?
Perché l’area metropolitana necessita di un punto forte di riferimento, ricco di terziario avanzato, 22 sicuramente non può essere Chieti alta, scusate, abbiate pazienza, ci pensate alla Questura e alla Prefettura a Chieti alta?
Vi racconto un aneddoto che mi è successo tre mesi fa. Sono andato alla Diocesi di Chieti per un appuntamento con l’arcivescovo, lascio la macchina dalle parti di Piazza San Giustino, primi di luglio, torno e non trovo la macchina. Per la prima volta in vita mia l’auto mi è stata caricata dal carro attrezzi.
Non ci sono gli spazi vitali per una città che deve garantire servizi di livello superiore.
Come si fa?
Non è pensabile di concentrare tutti gli spazi istituzionali più importanti su Corso Marrucino e dintorni, in un luogo privo di parcheggi.
Chieti 54 mila abitanti, L’Aquila 72 mila abitanti, Pescara 120 mila abitanti. Le cifre parlano chiaro. Ma non sono solo questi gli abitanti, sappiamo tutti, così come lo sa Antonio BLASIOLI che studia la mobilità, così come Berardino FIORILLI, quante migliaia di persone quotidianamente arrivano a Pescara, quante migliaia di persone quotidianamente vengono a Pescara, perché qui ci sono i servizi del terziario avanzato, perché qui ci sono comunque i servizi, perché questa è la città in cui si vive.
Allora io oggi voglio fare un appello e sono contento che ci sono le forze sociali ed economiche, perché tutti insieme dobbiamo difendere questa città.
Un ultimo appello, la cosa mi lascia anche abbastanza perplesso, avrei voluto il Presidente della
Provincia di Pescara. La Provincia di Chieti è sull’orlo del dissesto finanziario, quando ci fu l’unità d’Italia e i Sabaudi occuparono il sud, lo occuparono per avere l’oro, i soldi del Banco di Napoli e per rimettere a posto le casse del Regno di Sardegna.
Ecco, dobbiamo essere consapevoli, che dalla fusione tra Pescara e Chieti la Provincia di Pescara andrà a risanare il deficit finanziario, il dissesto della Provincia di Chieti.
Dalle parti mie si dice “curnute e mazziate”, non vorrei che noi siamo veramente coloro che devono andare a pagare questa voragine del bilancio della Provincia di Chieti e perdere anche il capoluogo. Voi sapete che sono un moderato e sono abbastanza tranquillo, però su questa vicenda forse ci potrebbe essere qualche ricordo di ciò che è accaduto negli anni ’70 e magari ripetere certi momenti di protesta.
Grazie.

Intervento di replica
Io intanto prendo la parola per ritirare l’ordine del giorno perché altrimenti risulta ancora depositato, e quindi avremmo dovuto votare tre ordini del giorno.
Per quanto riguarda i due ordini del giorno, contrariamente a quello che pensa il mio Capogruppo, io ho un’altra visione della organizzazione della nostra Regione, io penso che la scommessa della Provincia Adriatica sia una grande scommessa per la nostra Regione. Perché?
Perché nella costa Adriatica, Venezia, Ancona, Pescara e Bari sono stati nel corso dei secoli dei punti di riferimento, e non solo portuale. Pescara ha perso questo ruolo negli ultimi decenni, e quindi questa è un’opportunità non solo per rilanciare Pescara, ma per rilanciare la costa Adriatica facendola diventare punto di riferimento non solo della costa Adriatica italiana ma anche interlocutore per la Croazia, per l’Oriente e importante punto di riferimento per l’Europa. Una provincia di un milione di abitanti è sicuramente realtà territoriale di attrazione
Quando parliamo della porta dell’est, dobbiamo essere consapevoli che solo una simile Provincia può assolvere a questa funzione.
Oggi si è parlato molto di campanilismo, ma intorno a questo discorso della Provincia, noi abbiamo parlato anche di area metropolitana Pescara-Chieti, dovremmo parlare di una grande Pescara, con l’unificazione di Pescara, Spoltore e Montesilvano, che potrebbe essere un’ulteriore scommessa, così come è una grande scommessa la macroregione Marche, Abruzzo e Molise. Siamo in una fase in cui si è messo in movimento sul nostro territorio un ripensamento dell’organizzazione istituzionale, partiamo dalle Province.


10 Ottobre 2012

Categoria : Politica
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