Attenti tutti, perchè L’Aquila non ne può più


Ricostruzione, trascorso il breve periodo di pausa al termine delle stucchevoli baruffe tra Chiodi e Cialente, si torna alla rissa continua, e la burocrazia assassina riblocca ogni meccanismo. La rissa è per ora moderata, ma foriera di berci a, che – si può temere – presto sfoceranno nella procella. Tragicamente, sullo scenario sempre più fantacatastrofico della città devastata, ormai preda di vandali, ladri, violenti, affamati e bavosi truffatori in cerca di lerci lucri, ratti grossi come gattini, nugoli di insetti voraci, rettili, cani randagi, polveri sottili e forse amianto, vegetazione irsuta e selvatica, rifiuti, crolli e disfacimenti quotidiani.
Nel coro da tragedia greca, si inseriscono i costruttori dell’ANCE. Gente non pagata da mesi, che in qualche caso ha anticipato anche dei milioni di euro. Si dice che anche una delle più grandi imprese edilizie aquilane, un colosso, sia in serie difficoltà a causa dei mancati pagamenti, e ci accinga a licenziare. Voci incontrollate. Chiodi si difende da Barca che lo accusa di aver prodotto scartoffie incomplete. E’ lo stridore di uno scontro, per ora moderato, tra parti protagoniste della non-ricostruzione.
Se L’Aquila è destinata a regredire in uno scenario tanto desolante, se è scritto che niente debba mai andare per il verso giusto, decidano per l’eutanasia della città, dignitosa e silenziosa, senza ulteriori oltraggi alla gente, alla moltitudine dei rovinati, dei precari, dei fuggitivi, dei fedelissimi che, strenuamente, hanno deciso di restare sul ponte della nave che affonda. Ci risparmino nuovi strepiti di polemiche, scontri, scambi di accuse, velenosi rinfacci. Basta. Sia, se deve essere, un naufragio composto e lealmente decretato. Nessuno sopporterebbe un nuovo periodo di becere liti da cortile. C’è una misura in tutte le cose, c’è un limite che non va superato. Ci siamo arrivati. Gli inetti , gli inerti, lo tengano a mente: niente è più micidiale dell’ira dei buoni, dei mansueti, dei crocifissi, perchè a L’Aquila nessuno è Gesù Cristo.
Fuori metafora:: la città ne ha gli zebedei strapieni. Non ne può più.



06 Ottobre 2012

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
del.icio.us    Facebook    Google Bookmark    Linkedin    Segnalo    Sphinn    Technorati    Wikio    Twitter    MySpace    Live    Stampa Articolo    Invia Articolo   




Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento

Utente

Articoli Correlati

    Nessun articolo correlato.