La preghiera di ringraziamento
L’Aquila, Vetta del Monte Cefalone – Carlo Capannolo e i suo amico Franco ci inviano il suggestivo racconto di un’escursione sul loro (e nostro) amato Gran Sasso, durante la quale hanno incontrato dei giovani pescaresi e dei camosci. Le immagini ritraggono i giovani sulla vetta di Pizzo Cefalone, la parete nord del Pizzo e i camosci. Magnifici momenti sotto il cielo splendente della montagna, in una giornata ottobrina indimenticabile.
(di Carlo Capannolo) – Oggi la montagna ci ha riservato un omaggio particolare e una gioia che si è aggiunta a quella che normalmente proviamo ponendo semplicemente lo sguardo su paesaggi e ambienti unici. La “preghiera del ringraziamento”, breve, apodittica, ma capace di incunearsi nei nostri cuori con la velocità di una saetta, è quella elevata da un gruppo di giovani al Signore, qui sulla vetta del Pizzo Cefalone.
La giornata era splendida, di quelle che ricorderai sempre per il colore azzurro terso del cielo che ci sovrasta. Dal noto percorso che conduce dalla base della funivia del Gran Sasso verso il Passo Portella ci stacchiamo per scendere nella Val Maone e di qui risalire alla Sella dei Grilli. L’obiettivo è puntare sulla cima del Cefalone lungo la parete Nord. Alla base di questa e all’inizio dell’ultimo tratto che, per facili passaggi, conduce alla vetta, incontriamo un gruppo di ragazzi. Ci spiegano di essere rimasti fermi e perplessi essendo la prima volta che affrontavano quel percorso e, ritenendolo troppo impegnativo, si erano riproposti di rinunciare e tornare indietro.
Subito prendiamo la decisione di portarli con noi in vetta e ci informiamo della loro provenienza. Sono giovani che vengono da Pescara, ma tra loro c’è anche un aquilano. Il mio compagno di escursione, Franco, come sempre, è capace di infondere entusiasmo e sicurezza, e così immediatamente svanisce l’incertezza. Tutto si trasforma in gioia rumorosa, tipica dei giovani, e a mano a mano che affrontiamo i singoli passaggi su roccia, vediamo crescere in loro un’istantanea determinazione mista a sicurezza. Giungiamo rapidamente in vetta. Si apre l’orizzonte e lo sguardo riesce a ricomprendere tutte le cime a noi ben note, dal Monte Corvo al Corno Grande passando per il Pizzo d’Intermesoli e il Corno Piccolo.
“Qui sicuramente il Signore ci ascolterà”. Sento questa frase pronunciata da uno dei ragazzi e non senza sforzo, si intuisce come la sua discrezione generi quasi una forma di pudore. Di lì a poco lo stesso ragazzo intona una “preghiera di ringraziamento”, essenziale, composta di pochissime parole. Guardo Franco che a sua volta ha la stessa mia reazione fatta di stupore e di benevolenza. Immediatamente si impone il silenzio e dopo quelle poche parole dedicate al Signore torna tra quei ragazzi la gioia che percepiamo essere fondata su una assoluta serenità.
Giusto il tempo di salutare l’allegra brigata e ci avviamo lungo l’itinerario di discesa portando con noi il senso profondo di quel “ringraziamento” pronunciato con il cuore, da ragazzi che, al di là di ogni considerazione di carattere religioso, sono per noi speranza di un mondo migliore dove l’omologazione è bandita.
Parole fatte aria, puro vento che con le sue direzioni bizzarre si allontana da qui diffondendosi nel cielo di un azzurro che oggi è simile a quello che un bimbo colorerebbe nei suoi primi esperimenti di pittura.
Viene da pensare che una simile esperienza vissuta a queste quote e in posti tanto remoti, sia un baluardo fatto di semplicità fondato su principi semplici, genuini e incontaminati. Un mondo migliore è possibile se rimane anche in luoghi tanto remoti, una scheggia di civiltà, un gene infinitesimale del bene capace di rigenerare con calma e senza rumore, una società che allo stato attuale mostra tutti i suoi limiti etici.
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