Le cose le faccia solo chi sa farle
L’Aquila non ha saputo gestire dignitosamente la storia dell’auditorium di Renzo Piano. Siamo a poche ore da 7 ottobre, e la polemica sulla cerimonia con Napolitano, sul prima e sul dopo, infuria come una tempesta perfetta. Alla fine, saranno più gli assenti che i presenti, e comunque la città non farà un’adeguata figura. Meno male che la stampa nazionale di queste piccolezze se ne frega, e non si sapranno fuori dall’Abruzzo.
Da oggi in avanti, le cose le faccia solo chi sa farle. Ci si muova con maggiore misura e dignità . Basta con gli assalti alla diligenza per gli inviti, per la parata, per una sedia in bella vista. Ma c’è di peggio, dietro questa storia degradante. Nessuno ha pensato ad invitare almeno una delegazione dei familiari delle vittime, per primi e davanti a tutti gli altri. Pare si sia tentato di rimediare, oggi, ma la verità ormai non traspare più dal chiuso di un’organizzazione che avrebbe fatto meglio a rinunciare. Sarebbe stato saggio affidarsi a professionisti e a chi sa come agire, in una comunità provata, nervosa, suscettibile ma sicuramente amareggiata da incompetenze e approssimazioni. E’ duro sentire da Vincenzo Vittorini (che al terremoto ha dato un lacerante tributo di dolore e sofferenza personale, incolmabile): “Avete fatto l’auditorium in 7 mesi, e non siete stati capaci di costruire in 42 mesi un monumento alle 309 vittime del sisma”. La politica abbia l’umiltà di chiudere la bocca e chinare il capo.
E prometta di non tentare di fare, da oggi in avanti, ciò che non è in grado di fare: agire con rispetto e serenità prima di tutto verso chi nel terremoto è morto. Il 7 ottobre se la cantino e se la suonino tra vip, invitati, ospiti, tromboni e tromboncelli sfiatati. Un saluto e un benvenuto al presidente Napolitano, speriamo che non gli raccontino i retroscena e la penosa aquilanità ancora una volta rispuntata.
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