Provincia, niente affatto rassegnati
Teramo – “IL CAPOLUOGO NON SI TOCCA” – L’associazione “Teramo nostra” ha tenuto ieri una riunione sul problema della provincia, che rischia l’accorpamento con L’Aquila, dalla quale è emerso che la città non è assolutamente rassegnata al ruolo assegnatole dal Consiglio delle autonomie locali, quel CAL che non è riuscito a produrre una decisione forte e marcatamente maggioritaria. Secondo il CAL, l’Abruzzo di domani avrebbe due province, L’Aquila-Teramo e Pescara-Chieti. In quest’ultima, risulterebbe cancellato lo storico ruolo di Chieti, in quanto il capoluogo sarebbe Pescara come città più popolosa. Ma se a Chieti e Pescara permangono, almeno finora, manifestazioni di volontà politica piuttosto delineate, a Teramo la situazione è differente. Il PD, ad esempio, si discosta dall’orientamente dell’organismo regionale, e dichiara di voler restare saldamente ancorato alla scelta di rifiutare l’accorpamento con L’Aquila. Come del resto tutti, organizzazioni produttive, sindacati, partiti, autorità , istituzioni con in testa il sindaco Brucchi e il presidente della Provincia Catarra. In pratica, non esiste il minimo spazio per l’ipotesi dell’accorpamento e su questo sono davvero tutti d’accordo: la città ha saputo esprimere un orientamente unanime e fermo. Annunciati, nei giorni scorsi, ricorsi al TAR anche contro il governo. Facile supporre che ce ne saranno anche se il consiglio regionale entro ottobre dovesse accettare la scelta Aq-Te e Ch-Pe e spedirla al governo come espressione della volontà abruzzese.
In verità , un’espressione di volontà di questo tipo davvero non esiste, e a Teramo sono tutti sulla medesima posizione: facciano pure la provincia Chieti-Pescara, resti quella dell’Aquila, ma soprattutto resti quella di Teramo. Il problema è reperire i requisiti di territorio e popolazione, che attualmente mancano.
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