Oggi giornata di studio su Semeraro
Paganica – (di Raffaele Alloggia, storico locale) – Paganica contribuisce a celebrare le “Giornate Europee del Patrimonio 2012”, che avranno luogo il 29 e 30 Settembre 2012 in tutta Italia ed in altri 49 Stati Europei, alle quali partecipa il Ministero dei Beni Culturali, con un importante evento per iniziativa di un gruppo di paganichesi in sintonia con la Soprintendenza Regionale per i Beni Archeologici. Ricorrendo quest’anno il ventennale della morte di Angelo Semeraro si è voluto cogliere l’occasione per organizzare una “Giornata di Studi” per Domenica 30 settembre 2012.
Angelo Semeraro (1906-1992) ha avuto durante la sua vita, un amore smisurato, per il suo paese, Paganica, in gioventù abitava in Vico Burri, un vicolo adiacente alla più nota Via del Caldarello, per sua volontà riposa nel cimitero del paese. E’ stato un uomo poliedrico, poeta, scrittore, saggista, nonché archeologo. Fece i suoi studi superiori all’Aquila, raggiungendola a piedi sia in andata che in ritorno, come lui stesso racconta in uno dei suoi oltre 30 volumi scritti, – perché meglio non si poteva – . Sei sono i libri in dialetto paganichese, ritengo che pochi come Semeraro abbiano saputo raccontare, in così ampio spettro, pregi, difetti e virtù dei paganichesi, amando questo paese e andandone a ricercare le origini. Come poeta è stato premiato nelle migliori piazze Italiane, ottenendo anche il prestigioso “Premio della Cultura” da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, molti suoi articoli in prosa, racconti di viaggi, storia e archeologia, sono stati pubblicati su giornali e riviste nazionali, varcando anche i confini di Germania e Francia. Ma nel 1936, dopo aver per primo esplorato Grotta a Male nei pressi di Assergi, circa quattro secoli dopo la scoperta dell’architetto militare Francesco De Marchi, un’altra “musa” entrò a far parte della sua vita, che lo accompagnò fino alla morte, la paletnologia e l’archeologia. Da allora, alla fine degli anni 60, furono impiantati molti appezzamenti di vigneti, nel vasto territorio dell’ex comune di Paganica, per cui durante lo “scasso” del terreno, in tantissime circostanze emersero reperti archeologici e tombe per la sepoltura. Semeraro, conosciuto da tutti a Paganica come “u poeta”, ebbe in quegli anni un ruolo importante, anche se ritenuto illegale, in quanto come emerge dai cartellini allegati ai reperti, i nostri contadini al momento del ritrovamento li portavano da lui, a volte anche comprandoli, dove veniva scritto oltre ai dati anagrafici, il luogo e la data in cui venivano ritrovati, questo connubio con i contadini, ha fatto si che i reperti non andassero dispersi e cosa ancor più importante, così facendo ha mappato, tutti i luoghi dei ritrovamenti e nel corso degli anni aveva realizzato nella sua casa un vero e proprio museo. Prima di morire, conscio che i suoi reperti avrebbero avuto il proprio valore solo se sarebbero restati nel territorio in cui furono rinvenuti, donò i reperti della “Collezione Semeraro” e i libri della sua biblioteca ai cittadini Paganichesi. Tutto il materiale, verso la metà degli anni 90, a causa della ristrutturazione del Palazzo Ducale, fu sistemato in un stanza dell’ex Carcere Mandamentale di Paganica, dove, dopo il terremoto del 6 aprile 2009 rimase per quasi un anno sotto le macerie. Recuperato dai vigili del SAF di Genova, oggi è tornato alle mani del legittimo proprietario: il Ministero dei Beni Culturali e per esso la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Chieti. Questi reperti raccontano le nostre radici, anzi le profonde radici, e in questo momento di post terremoto, possono contribuire alla ricostruzione sociale ridando alla popolazione quel senso civico di appartenenza e sprone per ciò che nel futuro prossimo ci attende.
Sarà il 30 Settembre 2012 una giornata propedeutica, affinché dopo tante promesse, si possa realizzare nel Palazzo Ducale di Paganica un’area museale che oltre ai reperti archeologici di Semeraro, possa accogliere anche le opere dello scultore Giovanni De Paulis, oggi rinchiuse all’interno della Sala Civica e non fruibili dai cittadini e gli oggetti della nostra “Civiltà Contadina”.
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