Festival dannunziano: “Superficialità, avventatezza e mancanza di professionalità”
Pescara – Scrive la consigliera comunale del PD Paola Marchegiani: “Conclusa la terza edizione del Festival dannunziano desidero tornare a riflettere sulla superficialità, avventatezza e mancanza di professionalità con cui è stata gestita tale manifestazione che avrebbe dovuto essere il clou dell’estate pescarese.
Innanzitutto, va sottolineato il colpevole ritardo nell’organizzazione dell’edizione 2012, al punto che nella relativa delibera di Giunta mancano numerose iniziative che invece sono state poi inscritte nel cartellone presentato alla città. Si è infatti tardivamente e frettolosamente provveduto a tappare i buchi di un programma del tutto carente e raffazzonato cooptando d’autorità eventi culturali anche prestigiosi, ma già da tempo programmati e dotati di una loro autonomia e specificità, se non addirittura già conclusi.
Mi chiedo allora: “Forse che chiunque desideri organizzare nel periodo estivo una manifestazione all’ex AURUM (che è patrimonio della comunità e non proprietà privata dell’attuale Amministrazione) si vede costretto ad essere automaticamente inserito nel D’Annunzio Festival?”.
È il caso del Jazz Village, apparso in modo sorprendente e sicuramente abusivo nel programma di un Festival inaugurato quando la serie degli spettacoli musicali si era già conclusa. Tutti sanno infatti che il Jazz Village è stato realizzato grazie ad un’operazione concepita all’interno di Pescara Jazz, con il fondamentale contributo finanziario della Cantina di Tollo, sponsor privato che si è accollato gli oneri di spesa più gravosi.
Viene da pensare che il lavoro di Giordano Bruno Guerri, direttore artistico retribuito con la bella somma di 45.000 euro di denaro pubblico, sia consistito nel gettare Fumo negli occhi dei pescaresi. Com’è noto, gli unici tre grandi spettacoli di spessore andati in scena (Conte, Momix e Lemper) sono stati, come ogni anno, proposti dalle agenzie a Istituzioni che, come l’Ente Manifestazioni Pescaresi, programmano in largo anticipo gli eventi estivi.
Si tratta di concerti “di giro” (cioè non inediti) e, in quanto tali, possono essere gustati ovunque. Colui che un tempo veniva definito “il visagista” della città di Pescara si è dunque trasformato in un abile “giocoliere”: mescola le carte, confonde, maschera il non senso di un Festival creato forzatamente, un inutile contenitore riempito a caso con tutto ciò che capita sotto mano.
Ancor più che nelle passate edizioni, questo nuovo carrozzone non è risultato creativo, non ha prodotto (eccetto l’operina di Taglietti) niente di organico né di originale, niente che potesse coinvolgere l’intera città a partecipare da protagonista.
Normalmente, altrove, la formula del Festival è una modalità privilegiata per esprimere la continua esplorazione del nuovo e il carattere sperimentale degli eventi.
Di solito, altrove, c’è un tema, altrove ogni Festival ha la sua anima.
In ogni Festival è necessaria la presenza di un filo rosso che aiuti lo spettatore ad orientarsi e non può quindi essere solo considerato un banale contenitore.
Qui a Pescara non c’è nulla di innovativo, nulla di rilevante, non c’è tema, non c’è anima, non c’è accessibilità.
Mi chiedo infatti, per l’ennesima volta: quali sono gli eventi in “perfetta sintonia con il pensiero di d’Annunzio ed in assoluta coerenza, quindi, con la sua estenuante, affascinante e continua ricerca del bello in ogni sua forma?”. La risposta, ancora una volta, è una sola: Giordano Bruno Guerri, “l’anima intellettuale di Pescara, l’Ambasciatore artistico e culturale“ (Mascia), non è che il personale testimonial di un Sindaco inutile che dirige un Festival inutile nato con l’unico scopo di strumentalizzare il nome e la fama del nostro grande Vate, al prezzo “scontato”, per la collettività pescarese, di una “prebenda” da € 45.000,00.
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