Grandi rischi, ora p.c. e difesa


L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – LA GRANDE STAMPA SOTTOVALUTA IL PROCESSO AQUILANO? – (Foto: i pm Picuti e D’Avolio, e il giudice Billi) - Il processo alla Commissione grandi rischi riprenderà lunedì davanti al giudice Billi. Dopo la requisitoria dei pm, è il momento delle parti civili e della nutrita pattuglia dei difensori, e ci vorrà parecchio tempo. La sentenza, forse, a fine ottobre. Il processo, nonostante si svolga in un’auletta stretta, scomoda e precaria (in pratica un container di colore azzurro), è storico. I pm Picuti e D’Avolio hanno chiesto la condanna di un’autorevolte espressione dello Stato, la commissione di esperti qualificati alla quale il governo affida la valutazione dei grandi rischi. Non era mai accaduto, e la singolarità della situazione aquilana non è sfuggita ai grandi organi di stampa. Ma quelli stranieri. La stampa italiana è stranamente assente, distratta, poco incline a valutare giornalisticamente rilevante un evento giudiziario che invece è importantissimo.
Le distrazioni della grande stampa sono un errore di valutazione, o sotto c’è altro? L’eminenza degli imputati, la forza occulta dello Stato (che non accetta di sentirsi sotto accusa per i morti di un terremoto dato per certo da autorevoli studi scientifici, anche se non prevedibile) frena e impone mordacchie? Certo, è strano che la richiesta dei pm aquilani non sia in prima pagina nè nei telegiornali nazionali. Ci si domanda a cosa serva occultare, sottovalutare. Già, ancora una sottovalutazione…
I pm Picuti e D’Avolio hanno chiesto 4 anni di condanna, per omicidio colposo e reati connessi, per ognuno dei sette componenti della Commissione. La responsabilità dell’organismo viene quindi ritenuta omogenea e ascrivibile a tutti in ugual misura. Le condanne si riferiscono, dicono i pm, alle vittime per le quali è – secondo l’accusa – dimostrato il nesso di causalità: avevano paura, furono rassicurati, restarono a casa e morirono di terremoto. Casi approfonditi uno per uno, parola per parola, dichiarazione per dichiarazione, ieri dal pm Roberta D’Avolio. Il giorno prima il pm Fabio Picuti aveva trattato con documentazione ineccepibile, preparazione profonda e razionalità assoluta gli altri aspetti della colpa. Il terremoto come scarico di energia? Un’assurdità scientifica. Aver ignorato e tenuto nei cassetti studi e predizioni di possibili sismi a L’Aquila, una responsabilità che merita solo una condanna. E molti altri elementi: in sostanza, la gente fu avventurosamente rassicurata, tutto fu sottovalutato, si agì con confusione, approssimazione, leggerezza e scansando ognuno le proprie responsabilità. Le autorità civiili (alcune delle quali avrebbero tuttavia dovuto essere coinvolte anche giudiziariamente) furono anche loro tratte in inganno. La città, del resto, era totalmente impreparata ad ogni emergenza, da sempre viveva come se non sapesse che il terremoto è in agguato. La storia ignorata o sottaciuta.
Il processo è allo Stato. Ma in troppi non se ne sono accorti, o stanno al gioco della cover imposta chi da chi e chi a quale livello. Come per gli UFO? Certo, ma qui ci sono i morti e una città distrutta che da 42 mesi attende (almeno questo) parole chiare e coraggiose. I pm aquilani le hanno pronunciate. Ora si va alla sentenza. Sicuramente la più attesa da almeno 50 anni, diciamo da quella sul disastro del Vajont, processo tenutosi a L’Aquila alla fine degli anni Sessanta.


26 Settembre 2012

Categoria : Cronaca
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