Grandi rischi, il mortale anestetico: chiesta condanna a 4 anni per tutti
L’Aquila – LE SCOSSE “SCARICANO ENERGIA” E TUTTI RESTARONO A CASA – Quattro anni di reclusione per tutti i componenti della Commissione grandi rischi: Franco Barberi, Bernardo De Bernardinis, Enzo Boschi, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi, Claudio Eva, Mauro Dolce. Li hanno chiesti al termine della requisitoria, ascoltata con molta attenzione per due giorni dal giudice Marco Billi e dai presenti in aula, i pm Fabio Picuti e Roberta D’Avolio. In particolare i sette membri della Commissione devono essere condannati, per i pm, per la morte di: Silvana Alloggia, Giovanna Berardini, Anna Berardina Bonanni, Claudia Carosi, Elvezia Ciancarelli, Adalgisa Cicchetti, Davide Cinque, Matteo Cinque, Alessandra Cora, Antonella Cora, Claudio Fioravanti, Maria Pia Germinelli, Giuseppina Germinelli, Micaela Germinelli, Rosa Germinelli, Francesco Giugno, Luigi Giugno, Jussein Hamadi, Franca Ianni, Vezio Liberati, Patrizia Massimino, Domenico Parisse, Maria Paola Parisse, Ilaria Placentini, Ilaria Rambaldi, Annamaria Russo, Claudia Spaziani, Paola Tomei, Daniela Visione e Fabrizia Vittorini. Gli stessi debbono essere condannati anche per le lesioni cagionate a Cinzia Di Bernardo, Anna Paola Pulcheri, Stefania Cacioppo, Shaim Hiasham.
Per i pm, vanno scagionati per la morte di Adelma Colaianni, Stefania Di Marco, Paolo Di Marco, Aurelio Giallonardo, Giuseppina Vasarelli, Alessio Di Pasquale, Alessio De Simone e per le lesioni cagionate a Piergiorgio Lauri.
“Me l’aspettavo”. Questo il commento dell’imputato Claudio Eva dopo le richieste dei pm, Fabio Picuti e Roberta D’Avolio di condanna a quattro anni di reclusione. “Devo ancora capire”, e’ stato invece il commento di Giulio Selvaggi, mentre Bernardo De Bernardinis non ha voluto rilasciare dichiarazioni.
L’UDIENZA DI OGGI – Era ripresa, in mattinata, con la requisitoria del pubblico ministero Roberta D’Avolio, nelle due foto di questa mattina, (ieri a parlare e’ stato per 9 ore il pm Fabio Picuti) l’udienza del processo alla Commissione Grandi rischi. Dopo aver illustrato ieri i presunti comportamenti omissivi dei sette esperti riuniti all’Aquila il 30 marzo del 2009, oggi nella fase conclusiva della requisitoria, il pm D’Avolio si è soffermata, lucida e puntuale, con decine di riscontri e testimonianze, illustrando il nesso causale tra le presunte rassicurazioni della Cgr e il comportamento degli aquilani indotti a restare in casa la notte del 5 aprile 2009 e che poi hanno perso la vita dopo la scossa delle 3.32. Diversi gli esempi che il magistrato ha illustrato in aula nei quali tramite le testimonianze dei sopravvissuti o dei parenti delle vittime, ha dimostrato i comportanti antecedenti il dramma del 6 aprile da parte delle vittime e quelli assunti dopo le rassicurazioni rese dagli esperti subito dopo la riunione. “Si tratta – ha detto tra l’altro il pm – di casi in cui la morte delle persone e’ esclusiva, univoca o assorbente alle rassicurazioni fornite dalla Commissione Grandi Rischi”.
Un anestetico mortale, insomma, le azzardate rassicurazioni diffuse dagli scienziati, secondo alcuni dei quali doveva risultare convincente per la popolazione atterrita da centinaia di scosse (cominciate nel dicembre 2008) la tesi secondo la quale il terremoto, con i suoi cupi fremiti e la sua agghiacciante ripetizione, “scaricava energia”. Il che in nessun caso avrebbe potuto fornire garanzie su eventuali altri “scarichi” violenti, come quello che distrusse il centro storico. La tesi secondo la quale le scosse sono quasi… benvenute, perchè così il terremoto “si sfoga”, è, fra l’altro, scientificamente contestata da autorevoli sismologi di mezzo mondo. Ma a L’Aquila si tentò di farla passare per buona e molte persone accettarono le spiegazioni degli specialisti, dando loro fiducia e restando a casa anche dopo la forte scossa del 30 marzo, e persino dopo quella molto forte di poco prima di mezzanotte del 5 aprile. In molti aveva prevalso la convinzione alla rassicurazione. La D’Avolio, rievocando fatti specifici e dichiarazioni di persone poi decedute nel sisma, con precisione e rispetto verso la memoria delle vittime, ha analizzato diversi casi, meticolosamente, mettendo in luce – per alcune persone poi morte sotto le macerie – la loro convinzione che bisognasse credere alle parole di chi quasi escludeva la possibilità di scosse devastanti.
Non c'è ancora nessun commento.