Grandi rischi, oppure solo grande approssimazione?


L’Aquila – (aggiornamento) – VA AVANTI LA REQUISITORIA DELL’ACCUSA – LA STAMPA FU “SOLO FEDELE CASSA DI RISONANZA” – (Foto: Il Messaggero del 1997, lo scomparso Alfredo Rossini e i PM di udienza, Picuti e D’Avolio) - Il PM Picuti, che con la collega Roberta D’Avolio conduce l’ufficio del pubblico ministero (assente rievocato e rimpianto il Procuratore Rossini) nel processo alla Commissione grandi rischi, ripreso oggi, va avanti con voce pacata, enunciando le motivazioni della pubblica accusa, dopo aver in apertura della requisitoria manifestato umana comprensione per chi – come gli imputati – sta subendo da due anni e mezzo un processo senza precedenti in Italia, o forse nel mondo.
NON PROCESSO ALLA SCIENZA – Un processo non certo alla scienza, ma a scienziati che non hanno agito in modo adeguato in presenza di uno sciame sismico lungo, minaccioso, terrificante per chi a L’Aquila e dintorni lo subiva dal dicembre 2008. Scosse in continuazione, sempre più frequenti, sempre più paurose e spesso forti, con cupi e raggelanti boati.

LA TERRA ERA INQUIETA – La terra “avvertiva” a suo modo, manifestava di essere turbata e irrequieta: in tanti avrebbero dovuto raccogliere quel monito. Comunque non ignorarlo. E forse non solo coloro che siedono come imputati nel processo.
Dov’erano e cosa facero le istituzioni e le autorità civili? La città percepiva un rischio, un’anomalia (come altre volte nella storia documentata e certa, ma ignorata), ma non aveva neppure un piano di emergenza, non era preparata neppure a indirizzare la popolazione in aree di raccolta, in caso di catastrofe. La catastrofe arrrivò. 309 morirono, migliaia rimasti in vita ebbero le menti, i corpi, i beni distrutti. La vita sociale polverizzata come gli antichi muri dei tanti edifici risaputamente a rischio da anni.
GLI SCIENZIATI DA 13 ANNI… – Dal 1997 illustri scienziati avevano ritenuto possibile sismi rilevanti nell’Appennino centrale. Inascoltati, o azzittiti. Per tutti, era forse meglio non pararne, andare avanti facendo finta di niente e sperando nello stellone benfico che sovente protegge un paese approssimativo, scucito, arruffone come l’Italia. A L’Aquila l’ammonimento di 13 anni prima divenne verità geologica e storica. Il terremoto.
“Nel 1995 l’imputato Boschi aveva previsto con probabilita’ 1, quindi con certezza, una scossa 5.9 nel ventennio successivo in questa zona. Informazione non fornita nella riunione, non al pubblico ma agli altri componenti Cgr. Informazione incompleta, carente e ingannatoria e’ stata percio’ definire improbabile forti terremoti e non fare menzione di questo studio”. Lo ha detto il pm Fabio Picuti nel corso della requisitoria, parlando dei contenuti del verbale della Commissione Gradi Rischi, secondo il magistrato “ricco” di incongruenze, sottovalutazioni.
ANALISI CONTRADDITTORIE E CARENTI – “Quanto a un’altra frase del verbale – ha aggiunto – in cui si afferma ‘c’e’ da attendersi danni alle strutture’,la stessa dimostra un’analisi del rischio contraddittoria e carente. La teste Lorella Salvatori l’ha interpretata come riferita al passato mentre il vice prefetto Braga l’ha riferita a un possibile scenario di evento, una previsione del futuro. Nessuno degli altri imputati ha chiesto chiarimenti”. Poi ancora un esempio su quanto affermato da Boschi: “Boschi ha detto – ha riferito in aula sempre Picuti – ‘escluderei scosse’ e nessuno si e’ alzato in piedi a contestare. Una frase improvvida e smentita dai fatti. Per via di quella frase la gente e’ morta, ecco il giudizio di colpa, prevedibilita’ ed evitabilita’”.
LA STAMPA HA AMPLIFICATO FEDELMENTE – “La stampa non c’entra niente. E’ stata solo la cassa di risonanza fedele delle istanze degli imputati e dei contenuti della riunione”. Lo ha detto nel corso della sua requisitoria il pm Fabio Picuti, discutendo sul capitolo di 30 pagine, dedicato alla stampa e alle presunte distorsioni che avrebbe messo in campo. Parlando della discussa intervista prima della riunione da parte dell’imputato Bernardo De Bernardinis divenuta famosa per la risposta tranquillizzante tanto da ‘poter bere un bicchiere di vino’, la stessa – ha affermato il pm – ‘e’ circostanza irrilevante ai fini del giudizio di responsabilita’ verso gli imputati. L’accusa ha rilevato che il professor De Bernardinis ha detto quelle parole prima della riunione, “e altro non sono se non il manifesto dell’esito della riunione della Commissione grandi rischi. L’intervista non dice niente di piu’, niente di meno e niente di diverso di quello che poi e’ stato detto nel corso della commissione”.
Il pm ha poi fatto altri esempi di familiari delle vittime del sisma che hanno visto l’intervista e se ne sono accorti che era stata resa prima, ma cionondimeno sono stati lo stesso tranquillizzati. Tra questi l’avvocato Maurizio Cora, che ha perso la moglie e le due figlie. ‘Aspettavamo notizie dalla Cgr come la manna’ ha detto nella deposizione il legale, e questo “e’ un simbolo”, ha osservato Picuti. Il 30 marzo ha fatto uscire la figlia con 39 di febbre, la sera del 5 aprile con la figlia in salute sono rimasti a casa. Perche’ lo hanno rassicurato”.
LE CARTINE PARLAVANO – “Dalle cartine sulla pericolosita’ sismica al momento della riunione della Commissione Grandi Rischi, si diceva che l’Aquila aveva il 15 per cento di possibilita’ di scuotimento di un terremoto pari o superiore al 5.5 della scalA Richter, in un arco temporale di 10 anni, perche’ non e’ stato detto? Boschi e Selvaggi in un articolo pubblicato a settembre 2009, ovvero a cinque mesi di distanza dal devastante sisma, hanno dichiarato che si sapeva che un forte sisma si sarebbe abbattuto perche’ dal 2005 sull’area era presente una crisi. E’ un dato che ci proviene dal massimo rappresentante dell’Ingv, perche’ non lo ha mai detto?”. “Addirittura – ha aggiunto Picuti – anche il Cnr era arrivato alla stessa valutazione, studio che e’ stato trasmesso all’Ingv che ne ha fatto lettera morta”.


24 Settembre 2012

Categoria : Cronaca
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