Ingiusta detenzione? Pochi i risarcimenti


L’Aquila – “Chi ha subito anni e anni di carcere, magari anche accusato di gravi reati per poi essere assolto con sentenza definitiva, deve poter avere il risarcimento per ingiusta detenzione come prevede la legge, ma in realta’ non e’ cosi’”. Lo afferma, in una nota, l’aquilano Giulio Petrilli assolto, anni fa, con una sentenza passata in giudicato nell’ambito di un processo su una presunta eversione. “Gli ultimi dati Eurispes e dell’Unione delle camere penali italiane – rileva Petrilli – evidenziano questo aspetto e parlano di una media di 2.500 domande annuali per il risarcimento da ingiusta detenzione, (nel 2011 ne sono state presentate 2369), ma dell’accoglimento di sole ottocento delle stesse, pari a un terzo. Premettendo che chi inoltra domanda di risarcimento e’ una persona che e’ stata assolta con sentenza definitiva, diventa incredibile il rigetto di un numero cosi’ alto di domande. Il motivo e’ semplice”, spiega Petrilli: “l’Italia – dice – e’ l’unico paese in Europa, ma credo nel mondo dove nell’Istituto della riparazione per ingiusta detenzione e’ stata inserita una clausola, nel comma 1 dell’articolo 314 del c.p., dove si afferma che non va concesso il risarcimento ad una persona che pur essendo stata assolta abbia con un comportamento di “dolo e colpa grave” tratto in inganno gli inquirenti. Questo concretamente vuol dire che non si valutano le sentenze assolutorie, ma si istruisce un altro processo sui comportamenti e frequentazioni delle persone assolte. Una cosa incredibile e inaccettabile per uno stato di diritto. Una norma completamente anticostituzionale. Ma purtroppo in Italia e’ cosi’”.
Per Petrilli “si discriminano le persone assolte e si classificano in base alle frequentazioni avute. Praticamente chi viene assolto in luoghi dove e’ presente la criminalita’ organizzata, e’ difficile che possa avere il risarcimento in quanto poteva frequentare pregiudicati. Chi accusato di reati di “eversione” e poi assolto se frequentava ambienti legati al movimento “antagonista” veniva e viene precluso dalla possibilita’ del risarcimento in quanto anche li’ si accusa la persona di frequentazioni sbagliate, che possono aver tratto in inganno gli inquirenti. In tutto questo c’e’ una profonda ingiustizia, perche’ se una persona e’ stata assolta ha diritto al risarcimento. Praticamente con questo escamotage del “dolo e colpa grave” – osserva Petrilli – si e’ completamente depotenziato un Istituto come quello della riparazione per ingiusta detenzione che presiede alla difesa di un alto principio costituzionale che e’ quello della inviolabilita’ della liberta’ personale. Uno Stato che non risarcisce tutti coloro ai quali questa liberta’ e’ stata tolta ingiustamente per un mese, un anno, per dieci e piu’ anni, non e’ uno Stato che garantisce i cittadini. Bisogna rimuovere questa clausola vessatoria, affinche’ venga rispettata la liberta’ degli individui. I democratici, i garantisti, tutte le persone che credono nei valori della Costituzione devono alzare la voce su questa questione”. Petrilli lancia infine “un appello al mondo dell’informazione affinche’ renda visibile questo problema”.


20 Settembre 2012

Categoria : Cronaca
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