Pesca aperta? Non per marinai pescaresi
Pescara – TRISTE MATTINATA PER I PESCATORI PESCARESI – (di Stefano Leone) – E’ stata una mattina desolante e triste quella di oggi per la marineria pescarese; ormai assuefatta a rabbia e dolore per le sorti della loro attività a causa delle vicende ormai incancrenite del mancato dragaggio del porto di Pescara. Da questa notte, dunque, si è tornati in mare ma non per la flottiglia pescarese; da queste parti è stata data una proroga di fermo fino alla prima settimana di ottobre.
E i pescatori tirano a campare con i sussidi che arrivano con il contagocce ma che non bastano neanche a mettere qualcosa sulla tavola delle loro famiglie per mangiare degnamente. Le iniziative si susseguono a ritmo serrato da parte dei rappresentanti dei pescatori e dei pescatori stessi. Riunioni, tavoli, discussioni per cercare un barlume di luce in fondo al tunnel della sordità della politica e delle Istituzioni. Gesti di rabbia (ricordiamo la vetrata della porta della Guardia Costiera distrutta), minacce di azioni eclatanti come blocchi stradali e altro arrivano costantemente. I rappresentanti dei pescatori sono stati in riunione nei giorni scorsi e altre assemblee sono previste per questa settimana. La speranza è sempre la stessa: una soluzione che risolva il grave problema del porto e consenta, così, di tornare in mare.
“ E’ il nostro lavoro, la nostra vita e delle nostre famiglie”, ci dice Leonardo Santoro, pescatore da sempre, ormai qualche filo bianco rimasto sotto il berrettino rosso con la visiera sbiadita, immancabili infradito e viso segnato da una vita di faticoso lavoro in mare. Lo incontriamo sulla banchina del molo nord, la sua imbarcazione si chiama St. Lion ed è all’ancora. Lui approfitta per fare due conti delle spese con un quaderno ordinato per date e cifre.
- Che effetto le fa questa mattina sapere che si è riaperta la pesca ma non per voi?
- “ Non voglio neanche commentare – dice quasi con rassegnazione – siamo davvero all’esasperazione, ogni giorno non si fa altro che parlare di questo problema ma nessuna soluzione”.
- Allude al problema del dragaggio?
- “Certo; ci stiamo facendo prendere in giro da tutta l’Italia, una città come la nostra che gestisce un porto in questo modo; e noi non sappiamo più come tirare avanti, le nostre mogli a casa fanno capriole per mettere qualcosa sulla tavola. E’ veramente indecente quello che stanno facendo”.
- Leonardo ma la minaccia di lasciare Pescara per spostarsi a Giulianova o Ortona?
- “Minaccia? Molti sono già da tempo a Giulianova o Ortona altro che minaccia. Quelli che sono rimasti qua sono fermi ma i nostri compagni che hanno scelto di andare via sono tornati in mare stanotte”.
- Queste azioni di protesta così evidenti come la spaccata sulla vetrata della Guardia Costiera?
- Sono azioni dettate dalla disperazione; qui siamo davvero allo sbando totale; ma vi rendete conto che cosa significa stare fermi con la barca all’ancora e non poter andare in mare per l’incuria della nostra politica? Loro, però, vanno in camicia e cravatta, ma le soluzioni non le trovano. Una città come Pescara che dovrebbe avere il porto più importante dell’Adriatico, sia commerciale che turistico, ridotta ad una farsa solo per l’incapacità a gestire dei nostri politicanti”.
- Cosa volete dire ai politici?
- “Più nulla – replica secco – abbiamo detto anche più di ciò che dovevamo; loro sono intelligenti non hanno bisogno di tanti discorsi. Se vogliono risolvere il problema lo risolvono. Siamo stanchi di dire”.
Alza la testa, ci guarda e abbozza un sorriso; ha gli occhi di un uomo ancora bambino, Leonardo, un bambino che però non crede più nelle favole. La vita gli ha insegnato che per poter sognare bisogna avere il benessere e il benessere può arrivare solo dal lavoro.
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