Le Salette e le Tre Marie, l’altra vita


L’Aquila – (di G.Col.) - (Foto: gli ingressi dei due celebri locali aquilani, oggi scomparsi – Sotto: in centro si tenta di rinascere) -In una vita precedente, finita in venti secondi il 6 aprile 2009, c’erano due luoghi (tra i tanti) sacri per l’aquilanità dei “ruggenti” anni sessanta-settanta. Erano due ristoranti: in centro le mitiche Tre Marie, con l’impeccabile Paolo Scipioni, e in periferia, a Coppito, le altrettanto mitiche Salette Aquilane, con l’indimenticabile Mario Plazzi, che preferì andarsene tra le stelle qualche anno dopo. I due locali non ci sono più. Le Tre Marie erano scomparse, a dire il vero, già prima della fine dell’altra vita. Per un desolante problema di fitti e locali, non certo per declino di uno dei locali più celebri non solo della città, frequentato da sempre da artisti, vip, politiconi, affaristi, ricchi commercianti romani, attori e persino re con tanto di corona… in corso. Re regnanti.
Le Salette se ne sono andate con il terremoto e, fino ad oggi, non hanno riaperto. Una perdita irreparabile per la città, per la buona cucina, per la storia degli ultimi 50-60 anni.
Per chi ne ha ricordo, semplicemente passare davanti ai due locali perduti è una coltellata al cuore. L’Aquila, che viene sciorinata dai politici regnanti (ben diversi dai re che bazzicavano le Tre Marie…) come prossima alla ricostruzione, per molti di noi non potrà mai più essere come è stata. Questione di anagrafe ma anche di persone ineguagliabili. Nessuno saprà negli anni futuri come si viveva e si assaporava la città quando era bello starci, dolce piccola città dai guizzi di metropoli, con teatro, buon cinema, cultura, arte, musica e tutto ciò che volete, ma soprattutto con un popolo della notte che l’animava e la rendeva gradevole anche ai più esigenti. Ovvio, direte: niente potrà mai essere com’era, semplicemente perchè il tempo trascorre e porta via cose e persone, luoghi e abitudini.
Certo , è così. Piangersi addosso non serve a molto. Ma rievocare, magari solo per donare a chi non c’era una sensazione, un ricordo di eventi che oggi sembra inimmaginabile, ci pare gentile verso la povera gioventù di oggi abbrutita tra grossolanità , piattume, noia, aggressività e dilagante volgarità. Sappia, chi vuol saperlo, che verso gli anni sessanta del secolo scorso, c’erano Le Salette e le Tre Marie, dove non solo si mangiava. E qui sta il punto.
Mangiare, spesso e per molti, era l’ultima cosa… In quei luoghi si vivevano ore, si gustavano notti e serate, si era partecipi anzichè solo anonime presenze. C’erano anche altri posti per svaghi e riunioni del genere. Ma Le Salette e le Tre Marie… Un ramo di mandorlo fiorito, come alle Marie, o un soffitto pieno di versi e motti poetici scritti con vernice nera, come alle Salette, sono momenti dell’anima, pezzettini del tempo finito in polvere. L’ultimo brindisi e l’ultimo saluto poco prima del ruggito geologico che ha strappato la vita, ha lacerato la stoffa consunta.
Una volta alle 3 e 32 la notte era giovane, appena cominciata, e la ragazza inglese con minigonna vertiginosa portava l’ennesima birra ai caciaroni del piano di sopra. Si faceva silenzio nel vociante piano terra del locale, quando saliva sulla ripida scala di legno. Lei sorrideva luminosa e ondeggiava il popò inerpicandosi sulla scala che Plazzi aveva voluto ripidissima. Tutto un po’ kicht, un po’ a tinte forti. Ma la vita scorreva. E non sapevamo che il 2009 si stava avvicinando. Era lontanissimo, impensabile, oltre il remoto e improbabile 2000, fine del millennio.
Tutto, oggi, sta dietro le porte sbarrate dei due locali, silenziosi ormai da anni, ricolmi di fantasmi e anime inquiete che cercano quel tempo dissolto. Cara piccola città sgretolata insieme con i tuoi guerrieri della notte, oggi rottami in disarmo cigolanti come le lamiere delle corazzate sovietiche ancorate nei mari artici. Le loro stelle rosse sono scorticate e sbiadite. Le nostre, gente di quel tempo aquilano divenuto evanescente, sono implose. Forza con la ricostruzione: ma di un’altra cosa.


16 Settembre 2012

Categoria : Storia & Cultura
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