Crisi Micron, tutti preoccupati meno la giunta regionale abruzzese, che non c’è
L’Aquila – NELL’AZIENDA OCCUPATI LAVORATORI DI TUTTA LA PROVINCIA – La politica abruzzese ha mostrato di aver sempre avuto paura degli americani della Micron, ed ha taciuto (forse sprovvista di argomenti efficaci o di idee) sulla gravissima crisi dello stabilimento ultratecnologico ma senza clienti, sulle sue origini e sulle sue intenzioni. Oggi si ammette che esiste la possibilità di una vendita, ma soprattutto parla chiaro e forte la cassa integrazione in atto. Una forza politica rompe il silenzio: SEL.
Sinistra Ecologia e Libertà e’ “estremamente preoccupata per l’evolversi della crisi alla Micron di Avezzano”. Questa industria con più di 1600 addetti è il più grande insediamento industriale della provincia dell’Aquila e uno dei più grandi della nostra regione. E’ uno dei soggetti fondamentali per l’economia della Marsica e i suoi dipendenti provengono da tutte le realtà limitrofe comprese L’Aquila e l’area del “cratere”, la cui economia è già stata duramente colpita dal terremoto.
La situazione – dice una nota di SEL – “e’ estremamente critica piu’ di quanto un provvedimento di cassa integrazione di questi tempi faccia pensare. Non si può risolverla solo con provvedimenti temporanei ma c’e’ bisogno di un intervento strutturale, di un investimento, che l’azienda ha spesso promesso ma mai realizzato, che rinnovi i prodotti ormai in via di obsolescenza che si producono in quello stabilimento.
La crisi della Micron si inserisce in una piu’ profonda crisi dell’industria di tutta la provincia dell’Aquila, nella zona peligna ormai tutte le aziende sono in crisi se non hanno ancora chiuso, e il famoso polo elettronico aquilano e’ ridotto ormai ai minimi termini; in questi giorni si discute della chiusura delle aziende del gruppo Compel (altri 150 lavoratori sulla strada del licenziamento). I provvedimenti inseriti nella riforma del lavoro del ministro Fornero hanno diminuito gli strumenti per agire in queste situazioni rendendo più drammatiche le conseguenze, i primi a pagare saranno i lavoratori della ex-FINMEK per cui non esiste più nessun ammortizzatore sociale possibile e a fine anno saranno senza reddito.
Questa crisi, come quella dell’Alcoa, mette in evidenza l’incapacità che ha avuto la politica del centrodestra in questi anni, e quella di questo Governo di porre in atto politiche di sviluppo concrete, cioè di programmare un futuro per questo Paese e per la sua ripresa economica.
Per anni, ideologicamente, si è inculcato nell’opinione pubblica che gli investimenti industriali nel nostro Paese fossero frenati dalle troppe regole, dai troppi diritti dei lavoratori, e poco e nulla si è fatto sulle infrastrutture sull’innovazione e sui costi dell’energia.
Bisogna mettere mano ad un piano strutturato di politica industriale e di sviluppo, con azioni tese a favorire l’occupazione e l’imprenditorialità, oppure il destino dell’intero comparto industriale è segnato.
Spicca l’assenza di ogni iniziativa da parte della Giunta Regionale a supporto della vertenza dei lavoratori e dei sindacati della Micron. La Regione Abruzzo evidentemente ritiene non centrale la presenza di un grande Gruppo Industriale come la Micron nella Marsica dimenticando l’enorme portata sociale, occupazionale ed economica di questa Azienda multinazionale. Chiediamo alla Regione di attivarsi per verificare quali possibili azioni possa svolgere anche la Regione Abruzzo per difendere l’occupazione e la presenza della Micron in Abruzzo”.
Non c'è ancora nessun commento.