Il paese dell’emergenza


Pescara – (di Stefano Leone) – TRA POZZANGHERE, ALLAGAMENTI E PAURA DI ESONDAZIONE – Sono bastate 19 ore di pioggia ininterrotta che la città è tornata ad essere la piscina di sempre. Il sole abbagliante e dominatore è già un ricordo. Strade allagate, sottopassi inagibili ma, ciò che più faceva paura l’esondazione del fiume. A tanti potenti della politica locale si sono accelerati i battiti cardiaci a pensare cosa potesse accadere, (il mancato dragaggio certo non è colpa dei cittadini) e, il ricordo non solo loro, ma di molti residenti a Pescara è andato a quel lontano 1992 quando il fiume fece terrore. Il pericolo è stato scongiurato quando, intorno al primo pomeriggio, il cielo si è sgombrato dai cumuli nembi e il sole è tornato a brillare. Tante coscienze si sono placate! Ora arriveranno inevitabili le voci “istituzionali” che diranno che il maltempo era stato annunciato. Ma, soprattutto, diranno che è stato un evento “eccezionale”. Non vale solo per Pescara ma anche per tutte le località della costa teramana, anch’essa flagellata dalle esondazioni. E le polemiche, (ma và?), neanche a dirlo sono state più veloci ad arrivare dell’acqua sulle strade a defluire. L’opposizione attacca la maggioranza tacciandola di incapacità e inerzia, la maggioranza risponde dando dei disinformati all’ opposizione. Altri dicono che l’evento è “eccezionale”. Insomma, tutto è buono per cominciare i preparativi per la campagna elettorale. E allora eccoci all’emergenza. Lo stato di emergenza è una misura adottata da un governo in caso di un pericolo imminente che minaccia la nazione. Alcune delle libertà fondamentali possono essere limitate, come ad esempio la libertà di movimento o la libertà di stampa. La dichiarazione di stato di emergenza solitamente avviene quando si verifica un disastro naturale, durante periodi di disordini civili o a seguito di una dichiarazione di guerra. Bene, in questi ultimi anni, grazie soprattutto alla strilloneria di alcuni politici che ormai hanno fatto del sensazionalismo l’arma per attirare consensi e, dunque, voti, il sostantivo emergenza è diventato quasi la normalità del nostro Paese. Emergenza rifiuti, emergenza terremoto, emergenza alluvione, emergenza frane, emergenza esondazioni, emergenza caldo, emergenza incendi, emergenza neve, emergenza siccità. E puntuale come un cronografo all’emergenza segue, ma più spesso va di pari passo, la polemica. Cambiano i protagonisti della contesa, a seconda del contesto, ma la polemica è sempre immancabile. Fra emergenza e polemica chi c’è di mezzo? Il cittadino! Ecco, colui il quale consente a tanti “cultori” del verbo di riempirsi la bocca, con frasi del tipo “…per il cittadino”, “…il cittadino ha diritto”, “…verso il cittadino”, soloni e solitari patrocinatori della lingua italiana, si riempiono così tanto la bocca da fare fatica a masticare e ingoiare il boccone. Chi invece il boccone deve ingoiarlo sempre suo malgrado è proprio il tanto sbandierato cittadino il quale, costretto a vivere fra una emergenza e la polemica che accompagna quest’ultima, fa la parte di colui il quale viene preso da un lato per la collottola, dall’altro per la manica e celebrato come fruitore finale di tutto ciò che i grandi soloni mettono in campo per fronteggiare l’emergenza di turno. Questo stato di cose può essere riferito alla neve che, lo scorso febbraio, mise in ginocchio l’Abruzzo (compresa la zona costiera), ma non risparmiò mezza Italia, oppure al terremoto che ha flagellato L’Aquila, alle alluvioni di Messina oppure alle esondazioni della Liguria oppure ancora alle colate laviche dell’Etna. Cambiano le zone del Paese ma il deprimente quadro è sempre lo stesso. Altra grande parata di sbandieratori della frase ad effetto è quella della serie…si farà un tavolo tecnico! Ed allora ecco che il Paese si riempie di tavoli, quanto tecnici questo andrebbe verificato però così è; tavolo tecnico per ogni emergenza, dal quale tavolo tutti si aspettano misure adeguate a risolvere, perlomeno parzialmente, il problema al cittadino, ed invece? Invece il tavolo rimane tavolo, tecnico non si comprende bene di cosa, e i problemi dei cittadini lo stesso. Forse è arrivato il momento di piantarla con questa immagine di un Paese in eterna emergenza e, invece, è bene prepararsi in modo “militare”. Le alluvioni, le frane, i terremoti, gli incendi, le nevicate, il freddo e il caldo sono fenomeni naturali che ci sono da sempre altro che “evento eccezionale”. Il problema, semmai, sta nel modo di organizzarsi ed essere sempre pronti ed efficienti ad affrontare l’evento. Certo si tratta di stanziare danaro per preparare gli apparati di soccorso e assistenza, si tratta di stanziare fondi per attrezzature e materiali, fondi per organizzare strutture di assistenza efficaci ed efficienti. Insomma, il sale bisogna approvvigionarlo in estate non dopo la nevicata, le strutture di idriche e di raccolta delle acque bisogna tenerle efficienti costantemente non dopo l’alluvione, le strutture di assistenza e soccorso bisogna che siano sempre pronte, allenate e preparate e non improvvisare alla bisogna; gli impianti di erogazione dell’acqua bisogna controllarli prima che la siccità lasci a secco il rubinetto del cittadino. Il soldato non improvvisa al momento della dichiarazione di guerra, si addestra sempre, il pilota non si prepara durante il volo ma si addestra prima, si prepara e si tiene pronto sempre. Ecco, il modello da seguire, per non essere sempre in “emergenza” anche se i geranei fanno troppi fiori. Un feroce dubbio sale, però alla ribalta, e se questo stato di cose lo si mantiene perché consente a qualcuno di poter mantenere poltrone e nomine? Chissà!


14 Settembre 2012

Categoria : Cronaca
del.icio.us    Facebook    Google Bookmark    Linkedin    Segnalo    Sphinn    Technorati    Wikio    Twitter    MySpace    Live    Stampa Articolo    Invia Articolo   




Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento

Utente

Articoli Correlati

    Nessun articolo correlato.