L’avevamo detto… e la pioggia fu!
L’Aquila – (di Carlo Frutti, presidente Associazione nazonale difesa del suolo) – PRIMA ROGHI E SICCITA’, ORA LE ALLUVIONI – L’avevamo detto, inascoltati, poco meno di due settimane fa ! L’Italia e l’Abruzzo, ai primi temporali autunnali, sino ritrovati con il pericolo alluvione dopo un’estate di siccità e roghi da record.
Sono bastate poco più di 24 ore di pioggia per riportare alla cronaca le alluvione nella zona costiera abruzzese con situazioni di allarme per i fiumi a carattere torrentizio che si stano gonfiando pericolosamente con argini e difese insufficienti.
Pericolosa la situazione del fiume Pescara in considerazione dell’intasamento della foce che, con il Porto Canale insabbiato, costituisce un vero tappo al deflusso in mare delle acque che rapidamente giungono a valle. E se le condizioni metereologiche del mare dovessero favorire un forte innalzamento della marea si verificherebbero le condizioni per una esondazione.
Non stanno meglio le strade colpite da frane e colate di terreno anche a causa di scriteriati interventi di messa in sicurezza con sistemi di consolidamento e protezione assolutamente inadeguati che rispondono solo ad interessi lobbistici e sono frutto spesso di incompetenza nella progettazione e nella esecuzione. Occorre quindi una ritrovata qualità negli interventi per evitare di dissipare le ristrette risorse disponibili trasformando le opere da costi (emergenza) in investimenti (prevenzione).
Per un piano vero e concreto di riassetto idrogeologico in Italia servirebbero circa 40 miliardi, almeno due in Abruzzo. Troppi? Il costo sostenuto per riparare i danni negli ultimi 60 anni è stimato in 52 miliardi, 22 solo negli ultimi due decenni: circa un miliardo all’anno. Mentre i morti negli ultimi 50 anni sono stati 4.122 (3.407 per frane e 715 per alluvioni). E gli eventi aumentano. Nel periodo 2002-2011 vi sono state più di 120 frane all’anno.
Tutto questo dice che quei miliardi da spendere per la prevenzione non sono poi così tanti né troppi; non sono tanto una spesa quanto un investimento.
I Comuni a rischio idrogeologico sono circa seimila, centinaia in Abruzzo, e in molti di essi gli incendi quest’anno hanno fatto davvero terra bruciata Gli allarmi non bastano e prepararsi al solito «l’avevamo detto…» non basta, bisogna intervenire, e con continuità. Ma i soldi sono pochi; non ci sono per la Protezione Civile, che però interviene solo in caso di emergenza, a “guaio” ormai fatto; non ci sono per la prevenzione o sono veramente pochi. I soldi sono pochi “sì”, ma che almeno li si spenda bene e in fretta e soprattutto si impari a convivere con le emergenze, e, per quanto possibile, a prevenirle.
Tocca soprattutto alle amministrazioni regionali e locali. Pochi strumenti di pianificazione, spesso a costo zero o quasi, corretti piani regolatori ed efficienti piani di protezione civile, controlli severi e cura dell’ambiente. Spendere nella prevenzione può essere scomodo e impopolare, paga poco elettoralmente, ma salva le vite e il nostro futuro.
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