“Cara nonna, riposi nel degrado da 36 mesi”
L’Aquila – Il dr. Maurizio Malavolta ci invia cortesemente delle foto che testimoniano meglio delle parole lo stato di degrado totale in cui versa il cimitero. C’è anche una bella e delicata lettera che “dà voce forse alle foto e che testimonia quello che ho avuto modo di vedere e di provare in occasione della visita ad un mio caro scomparso”. Eccola:
“Cara nonna, esattamente tre anni fa ci lasciavi per sempre, in un letto di ospedale a Pescara, dove eravamo sfollati subito dopo quel terribile terremoto. Te ne andavi con dignità e nel silenzio, lasciandoci più soli, ma arricchiti dei tuoi insegnamenti e del tuo grande amore. Hai voluto poi fare il tuo ultimo viaggio verso L’Aquila, la città che tanto amavi e che avevi scelto per vivere e dare un futuro migliore alle tue figlie. Hai voluto ritornare per riposare accanto a quell’uomo piccolo e forte, tuo compagno per una vita a cui hai voluto ricongiurgerti. Sono passati già tre anni, ma sembra ieri, e non solo perchè il tuo ricordo è ancora vivo in tutti noi, ma perchè quel Campo dove ti sei fermata a riposare in pace è ancora ferito e degradato, esattamente come lo era 36 mesi fa. Mi riferisco al Cimitero Monumentale dell’Aquila, con i suoi edifici pericolanti, le lapidi sfregiate e frantumate a terra, le grate che impediscono l’accesso ai nostri cari, i gradini mezzi rotti, le erbacce e le bottiglie a terra, la sporcizia e l’abbandono quasi ovunque. Non incontro nessuno, eccetto un cagnolino che mi guarda spaesato, si ferma, si volta, ma poi va via. Una colonia di colombi va ad abbeverarsi alla fontana monumentale che campeggia nella parte nuova e io realizzo che solo loro possono farlo, perchè anch’essa è transennata e inaccessibile. Una sedia arrugginita e sporca di vernice se ne sta sotto l’archetto di un edificio. Sembra che aspetti che ci si sieda qualcuno e intanto guarda instancabilmente la lapide che ha di fronte. Su di essa ci sono fiori e bamboline, scorgo la foto sbiadita di una bambina, ha il vestito della prima comunione, leggo il nome: Mara. Quante storie, quante vite, quanti ricordi. Le anime dei nostri cari chiedono solo di riposare in pace e meritano rispetto, cura e riguardo. Una società per dirsi civile dovrebbe garantire tutto questo, sia ai vivi che ai morti, tutelando la memoria dei defunti e offrendo loro decoro e dignità . Vado via, nonna Lina mi guarda e sembra sorridermi, lascio un fiore, la saluto e la ringrazio, di aver fatto parte della mia vita e di avermi amato cosà tanto”.
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