Ricostruzione: lavori gonfiati, un imprenditore arrestato e 43 persone indagate
L’Aquila – TUTTO PARTI’ DA UNA DENUNCIA DEI CITTADINI – SEQUESTRATI DENARO E BENI PER 700.000 EURO – (Foto: finanzieri all’opera e un ponteggio nel dopoterremoto) – I finanzieri, in esecuzione di un’ordinanza emessa dal G.I.P. Giuseppe Romano Gargarella, stamane hanno tratto agli arresti domiciliari Carlo Ciotti, 52 anni, noto imprenditore edile aquilano. Sono stati operati sequestri di denaro ed altri beni per un totale complessivo di 700 mila euro. L’imprenditore deve rispondere di truffa aggravata ai danni dello Stato e reati di falso. L’indagine dei finanzieri, che è stata a suo tempo coordinata dal Procuratore Rossini, deceduto alcuni giorni fa, e diretta dal Pubblico Ministero Antonietta Picardi, ha fatto luce su quelle che sono ritenut gravi e reiterate indebite percezioni di fondi pubblici nell’opera di ricostruzione di numerosi condomini, ville e case, tutte nel capoluogo.
Oltre al Ciotti, sono indagati diversi tecnici, per aver asseverato lavori mai eseguiti ovvero eseguiti in forma diversa da quella reale, un amministratore di condominio e alcuni proprietari di abitazioni, beneficiari dell’aiuto di Stato, per un totale di 43 persone. L’inchiesta ha avuto inizio circa un anno e mezzo fa, proprio grazie a diverse denunce pervenute da cittadini terremotati onesti che, a fronte della constatazione di lavori rendicontati in misura e maniera ben diversa dal reale, hanno deciso di rivolgersi alla magistratura. L’arrestato, che risulta iscritto alla Camera di Commercio come “piccolo imprenditore”, titolare di ditta individuale artigiana, all’indomani del terremoto era riuscito ad accaparrarsi un numero rilevantissimo di lavori privati di ricostruzione – oltre 160 cantieri – tanto da risultare secondo solo ad un paio di note di societa’ di capitali operanti nell’edilizia, nella classifica degli affidamenti.
Sono risultate necessarie, quindi – spiega la finanza – complesse ed elaborate indagini di polizia economica e finanziaria che hanno richiesto l’attento esame di documenti contabili e fiscali, la verifica dei materiali utilizzati, di prestazioni effettivamente svolte, l’esame dei progetti presentati e della congruenza dei computi metrici, l’utilizzo di rilievi fotografici dei luoghi ante e post ricostruzione, ma anche esami testimoniali ed analisi di flussi finanziari – soprattutto concernenti il contributo di Stato – riferibili all’impresa coinvolta, ai tecnici, ai proprietari, ecc.. Per le esigenze delle investigazioni, gli inquirenti hanno incaricato i geometri comunali di eseguire mirati sopralluoghi nei cantieri interessati. I finanzieri hanno esaminato accuratamente 73 pratiche di ricostruzione affidate all’imprenditore, (2 riguardanti immobili classificati “A”, 66 classificati “B” e 5 con classifica “C”), rilevando per 58 di esse irregolarita’ e incongruenze, talvolta reiterate con caratteri di sistematicita’ anche per immobili del tutto diversi tra loro.
Si e’ cosi’ scoperta la rendicontazione di ponteggi che, in realta’, non erano stati montati, attestazione di Stati di Avanzamento Lavori eseguiti laddove, invece, non erano ancora iniziati, false fatturazioni di prestazioni per l’esecuzione di opere edili e certificazioni di totale rifacimento di tetti, a fronte invece di limitati lavori di sistemazione. In alcuni casi, piu’ clamorosi, e’ stata rilevata l’incongruenza tra i costi asseritamente sostenuti per la copertura dei pavimenti a protezione dai lavori edili e la rendicontazione degli oneri di demolizione e rifacimento delle stesse pavimentazioni.
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