Privacy e ricostruzione a L’Aquila
L’Aquila – Scrive Emidio Di Carlo, giornalista indipendente: “Non c’è dubbio: gli inquilini dell’edilizia residenziale pubblica sono destinati a rimanere sulle “palafitte” che il prode Bertolaso ha realizzato in “tutta fretta economica” per le necessità della “popolazione” aquilana a causa del sisma. La lotta ingaggiata dal povero Pio Rapagna, con l’Associazione “Mia Casa d’Abruzzo” viene ignorata senza il benché minimo rispetto per l’ex onorevole che però non molla e chiede, per l’ennesima volta, l’intervento del Presidente della Regione Abruzzo. Ora però Chiodi sta restituendo il mandato da Commissario per la ricostruzione, dopo il passaggio del testimone da Bertolaso; sicché; può fregarsi le mani e stare a guardare soprattutto la perdurante indifferenza da parte dello staf del Sindaco dell’Aquila Cialente per i meno abbienti che si erano illusi – nel pre-sisma – di occupare un decoroso appartamento a basso costo. Rapagnà ce la sta mettendo davvero tutta: veglia di notte ed esce in piazza di giorno. Ma nessuno lo ascolta. Certo. C’è sempre il gruppo opposizione nel Consiglio Comunale in azione affinché sia fatta trasparenza sulle spese per la ricostruzione. Ma ricostruzione di cosa e per chi? Per i ricchi; per gli amici del Palazzo. Di case rimesse a nuove nella periferia aquilana terremotata se ne cominciano a contare. Ma non si toccano interi quartieri nella fascia da Valle Pretara a Santa Barbara, Pettino, Cansatessa. Tra un gruppo e l’altro dei palazzi dissestati dell’edilizia residenziale pubblica (macerie in “immota manet”) fanno sfoggio i palazzi (rimessi a nuovo con chiare e comode integrazioni) che sono il vanto del potere politico-istituzionale del Comune, della Regione, dello Stato Centrale. Ecco, allora, per Pio Rapagnà la buona novella; ha degli “amici” nel Palazzo Comunale (e nella Regione). Non parlano dell’edilizia che gli sta a cuore ma… vogliono una commissione d’inchiesta sulla ricostruzione. Eppur… Cialente non ci sente. E non è vero come dicono certe “malelingue” che non vuole fare scoprire gli scheletri nell’armadio. De Matteis, Imprudente, D’Eramo, ecc. dovrebbero sapere che se gli scheletri vi sono “giacciono” in una cassetta di sicurezza e non possono essere disturbati per la legge sulla privacy”.
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