Gran Sasso, se ci sei batti un colpo


L’Aquila – (Il Gran Sasso dall’Adriatico sembra una prosperosa e bella addormentata, a destra la fronte e il profilo, a sinistra l’imponente seno che suggestiovana d’Annunzio – Sotto: Conca Invalidi e Corno Piccolo) - Dicembre porterà qualcosa di nuovo e decisivo per le sorti (finora, elettroencefalogramma piatto) del Gran Sasso aquilano. La montagna che ha due facce come Giano (quella teramana viva e vitale, ripresasi dopo anni di declino, quella aquilana color zombie da Walking Dead) inconterà un inverno che, a prescindere dalle nevicate, sarà un’altra cosa. Nell’ultimo mese dell’anno sarà infatti aperta al traffico la galleria Serralunga che collegherà in pochi minuti di comodo viaggio in auto Campo Felice e l’altopiano delle Rocche. Una volata suggestiva dai caselli autostradali. Che pacchia per gli sciatori che parlano con la cadenza della Garbatella o di Testaccio.
Un’opera-chiave, ‘sta galleria, un intervento di quelli capaci di cambiare l’economia e il turismo, come aveva immaginato 50 anni fa il cavaliere Aldo Jacovitti, e come hanno capito – grazie a Gianni Letta – dopo diversi decenni le istituzioni e le autorità. Intervento giunto al termine: la galleria è quasi pronta, inaugurazione verosimilmente prima di Natale. E il Gran Sasso smunto e zoppicante sarà definitivamente tagliato fuori. No, tu no. Nell’Aquilano sciare significherà Campo Felice-Rocche-Ovindoli. Punto e nient’altro per le stazioni bianche dei dintorni. Da Roma una volata e si raggiungeranno le piste tra Lucoli, Rocca di Cambio, Ovindoli, Magnola e così via. La galleria Serralunga è un’opera semplice e geniale.
Come si prepara L’Aquila alla spallata? Cosa fa l’organizzazione del turismo abruzzese che staziona sotto le insegne della Regione e della sua impagabile Azienda turistica? Domanda semplice, risposta lapidaria: niente. Siamo a settembre inoltrato, poco manca che un ciclone siberiano o scandinavo scarichino la neve. Almeno in quota. Ma qui permante il silenzio tombale di Comune, Centro turistico del Gran Sasso, e guardando più lontano, dell’azienda turistica regionale. Di quest’ultima non c’è da meravigliarsi. In quegli uffici affacciati sull’Adriatico, probabilmente, neppure sanno che in Abruzzo si scia e che esiste una montagna chiamata Gran Sasso. Promozione, programmi, lanci di immagine, molle attrattive per il turismo invernale non sono mai esistite. Le regioni di tutta Italia – compresa la Calabria che un tempo passava per retrocedente e ritardataria, ma oggi non lo è più affatto – si sbracciano a promuoversi sui mass media nazionali. Radio, tv, Internet e via dicendo. L’Abruzzo è una specie di cimitero di guerra, tra silenzi e ricordi dolorosi.
Il Comune dell’Aquila, dal canto suo, ha imbracciato il badile e seppellito ogni progetto di privatizzazione del Gran Sasso. Del resto, chi se lo prenderebbe stracarico di debiti com’è? Dopo anni di… illuminate gestioni, restano infatti solo milioni di euro di debiti, non si sa neppure esattamente quanti. In simili condizioni, evidente persino per la mente pigra di un politico aquilano che sia difficile trovare acquirenti. O forse persino interlocutori.
Fra 16 giorni è autunno. Il Sole solca il cielo sempre più basso e meno caldo. Per il Gran Sasso turistico, sarà presto gelo. La Bella Addormentata si è girata dall’altra parte e continua a ronfare dannunzianamente, sollevando e abbassando a ritmo regolare le sue immense poppe di granito: quelle che si vedono dalla Val Vibrata e dalla Valle del Vomano, e dalla più lontana Pescara. Tra sonni di Aligi e Belle Addormentate, non ci resta che un comodo lettone a due piazze. Buon riposo, Gran Sasso…


04 Settembre 2012

Categoria : Turismo
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