La politica risolva il dramma dei precari
Un rigore dopo l’altro, un irrigidimento insensato su un problema che, al momento, è vitale: la situazione dei precari. Concorsoni, selezioni, ostacoli, e soprattutto il pericolo gravissimo di lasciare aperta una ferita. Purulenta e inguaribile. Ieri è stato firmato l’accordo per la ricostruzione, con un pacco di miliardi che vengono dati per disponibili. A tutti deve essere chiaro che, se dopo ben tre anni e mezzo, siamo al primo vero momento concreto della storia dell’Aquila distrutta nel 2009, c’è il rischio enorme di ribloccare tutto e di rinviare sine die l’inizio della fase concreta.
I precari e i sindacati non si lasceranno prendere a calci dalla politica, dal concorsone, e adiranno le vie legali. Potrebbe esserci anche una rovinosa class action contro governo e comune, contro tutti, perchè centinaia di singoli e di famiglie sono alla disperazione: da disperati, si è capaci di tutto e mai come ora è esistita una situazione esplosiva. Finale, senza uscita. Dunque, la ricostruzione potrebbe non iniziare, nè ora nè fra qualche tempo. Sarebbe come ridistruggere quello che ancora esiste della città .
La politica deve avere l’intelligenza, la forza e la determinazione per uscire da questo dramma. Tutti i precari che hanno lavorato nella ricostruzione da un tempo ragionevomente lungo debbono essere assorbiti senza se e senza ma. Come avvenne in altre regioni e in altri terremoti. Non c’è alternativa. Istituzioni e politici dovrebbero averlo capito. Se non è ancora così, sono corti di mente. E stanno solo nuocendo alla città e all’immagine dello Stato. Ma anche a se stessi.
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