La politica risolva il dramma dei precari


Un rigore dopo l’altro, un irrigidimento insensato su un problema che, al momento, è vitale: la situazione dei precari. Concorsoni, selezioni, ostacoli, e soprattutto il pericolo gravissimo di lasciare aperta una ferita. Purulenta e inguaribile. Ieri è stato firmato l’accordo per la ricostruzione, con un pacco di miliardi che vengono dati per disponibili. A tutti deve essere chiaro che, se dopo ben tre anni e mezzo, siamo al primo vero momento concreto della storia dell’Aquila distrutta nel 2009, c’è il rischio enorme di ribloccare tutto e di rinviare sine die l’inizio della fase concreta.
I precari e i sindacati non si lasceranno prendere a calci dalla politica, dal concorsone, e adiranno le vie legali. Potrebbe esserci anche una rovinosa class action contro governo e comune, contro tutti, perchè centinaia di singoli e di famiglie sono alla disperazione: da disperati, si è capaci di tutto e mai come ora è esistita una situazione esplosiva. Finale, senza uscita. Dunque, la ricostruzione potrebbe non iniziare, nè ora nè fra qualche tempo. Sarebbe come ridistruggere quello che ancora esiste della città.
La politica deve avere l’intelligenza, la forza e la determinazione per uscire da questo dramma. Tutti i precari che hanno lavorato nella ricostruzione da un tempo ragionevomente lungo debbono essere assorbiti senza se e senza ma. Come avvenne in altre regioni e in altri terremoti. Non c’è alternativa. Istituzioni e politici dovrebbero averlo capito. Se non è ancora così, sono corti di mente. E stanno solo nuocendo alla città e all’immagine dello Stato. Ma anche a se stessi.



01 Settembre 2012

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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