Caro Barca, lei non ha capito bene
Il Ministro Barca ha ieri spento le speranze dei precari aquilani, almeno quelle nel concorsone, dicendo tra l’altro che “molti giovani in Italia si trovano nelle stesse condizioni” di quelli aquilani. E confermando la linea dura.
Caro Ministro Barca, forse non ha capito come stanno le cose. Non perchè non ne sia in grado, ma forse perchè chi deve informarla, non lo fa, e i politici locali non dicono tutto o, se lo dicono, lo distorcono. La verità gliela gridano, nelle ultime ore, albergatori e Confartigianato. I primi: il turismo è precipitato a zero, niente attrae da queste parti, siamo con l’acqua alla gola, licenzieremo o chiuderemo gli hotel.
La seconda: mutui in caduta, edilizia allo stremo, posti di lavoro persi quasi 98.000. Come e peggio che prima del 2009. Il resto, forse, caro Ministro, le è noto: commercio moribondo, artigianato esangue, industria boccheggiante. Non c’è un settore produttivo che si regga in piedi. La salute dell’economia aquilana ha febbre alta. In più ci sono i precari, almeno 600, di cui lei ascolta le richieste, confermando che non le esaudirà . Com’è fermo e granitico lei, Ministro. L’Italia è sempre stato il paese dei compromessi e delle mozzarelle politiche, e proprio ora lei fa il duro? L’Aquilano, caro Barca, non è l’Emilia. Lì c’era un formidabile tessuto produttivo e una disoccupazione irrilevante, fiosologica. Il terremoto ha fatto danni, ma basterà solo aiutare quella gente meravigliosa a rimettersi a lavorare. Qui non c’era che desolazione prima e desolazione cento volte peggiore c’è oggi. Qui bisogna aiutare, creare, dare lavoro, far circolare denaro perchè sia speso. Riedificare le speranze.
Caro Ministro, venga a fare il duro (noi la applaudiremo) quando ci saremo rimessi in piedi. Non lo faccia ora, forte con i deboli. Noi la rispettiamo. Lei rispetti noi e ci aiuti davvero. Altrimenti mandi fondi per ampliare il cimitero: serviranno solo quelli.
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