Rossini, camera ardente tra i codici


L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – SE N’E’ ANDATO UN GIUSTO E UN SERVITORE DELLO STATO – (Foto: in evidenza Rossini, sotto i pm che con lui si occupavano dei processi per i crolli e alla Commissione grandi rischi) – La camera ardente per Alfredo Rossini, ex procuratore capo, sarà allestita il 30 dalle 11 negli uffici giudiziari, forse a Bazzano, forse nella nuova sede della Corte d’appello presso la stazione, edificio finora mai adoperato.
I funerali avranno luogo a Roma, città di residenza dell’alto magistrato, spentosi ieri a Biella, dove trascorreva tra eleganze e distacchi piemontesi le vacanze estive da molti anni. Il cordoglio è unanime, ma non è solo cordoglio formale: è commozione, è dolore per molti. Soprattutto per i tanti che stimavano l’uomo e il magistrato, per i suoi collaboratori più stretti, i giovani pm D’Avolio e Picuti. Con loro Rossini aveva messo in piedi circa 200 dossier e processi per i crolli e le vittime del terremoto. Il processo più significativo, quello alla Commissione grandi rischi, riprenderà a settembre. In aula mancherà a tutti, persino ad alcuni dei difensori degli imputati eccellenti, la presenza solenne e composta di Alfredo Rossini.
L’uomo era la distinzione in persona. Alto, vestito spesso con stile un po’ british vecchio stampo, il capo della Procura era di poche parole, sintetico, preciso, sorrideva poco ma spesso con parsimonia e misura: anche in quello. Rossini aveva un dono assai raro nel mondo giudiziario: l’ironia, che è l’occhiolino della natura alle persone intelligenti. In un’udienza particolarmente tesa per i Grandi rischi, un avvocato dell’agguerrito stuolo dei difensori dei vip sotto accusa, tentava di chiacchierare con i pm seduti (Rossini, D’Avolio, Picuti) al loro tavolo, durante una pausa. Sproloquiava dottamente il grande legale, raccontando dei suoi processi a Milano, dove ci sono grandi magistrati, sosteneva, sapete, quelli veri… Frase infelice, frutto della prosopopea del lagale dalle grandi parcelle. Rossini se lo guardava e, sentita la sciocchezza, disse solo: “Ma perchè, crede che noi siamo finti?”. Farfugli e borbottii del grande avvocato e banali frasette di precisazione…. Ma no, ma sa, volevo dire… Per carità, eccellenza…
Il capo della Procura aquilana era spesso assediato dai cronisti, dagli avvocati, dai curiosi, dalla gente. Sapeva aggirare le domande insidiose, ma non negava mai ciò che il delicato ruolo gli consentiva di dire, senza una parola in più. Non disdegnava certo l’opinione pubblica e i suoi intermediari, cioè i giornalisti, anche se qualche volta costoro sono incalzanti e fantasiosi. Ma è solo la ricerca della notizia, la voglia di far bene, di dare, magari, anche una mano a chi tenta di far giustizia in un paese – l’Italia – che quasi sempre non ne vuol sapere proprio, di verità e sentenze. Rossini aveva imparato ad amare L’Aquila, città dolorosa e straziata, e voleva dare giustizia, restando negli ambiti spesso insopportabili di norme e procedure caotiche, farraginose, polverose, prone di fronte al potere. Lui, uomo di legge, la legge rispettava fino al puntiglio.
Ma, uomo di cuore e persona colta e delicata, aveva assunto l’impegno di alleviare il dolore di una comunità che non risorgerà facilmente nè presto. Voleva dare giustizia, per quel che può in questo paese un servitore dello Stato, un magistrato consapevole del ruolo, della legge, ma soprattutto dell esigenze umane. Un giusto,
Chi vorrà, potrà salutarlo domani in camera ardente. Per l’ultima volta sarà a L’Aquila, ma non sarà sceso, come ogni mattina del passato, dall’autobus arrivato da Roma. Nè tornerà a salirvi a fine giornata, stanco, pensoso, negli ultimi mesi anche affaticato e sofferente. Tuttavia al suo posto fino all’ultimo giorno, lo scorso 4 agosto. Sarà un difficile compito quello del suo successore. L’assenza di don Alfredo sarà eloquente: come se fosse presente in aula, un leggero sorriso per tutti, occhi severi e ironici sul mondo affannoso, confuso, trepidante della giustizia che tenta di essere adeguata di fronte al dolore delle persone. E grazie ad alcuni giusti, qualche volta può anche riuscirci, speriamo. Addio dottor Rossini, dire che ci mancherà è dire poco, ma è la verità. Non giudiziaria, ma umana.


29 Agosto 2012

Categoria : Cronaca
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