Concorsone, i precari aspettano Barca
L’Aquila – CI SAREBBE UNA LETTERA PER LUI, MA NESSUNO DICE SE BARCA CI SARA’ – Nessuno ha comunicato – almeno fino a stasera – ufficialmente che il Ministro Barca sarà presente alla Perdonanza, il giorno del corteo. Invitato sì, ma presente chi sa. Carenze informative (per ordine della politica?) o semplicemente nessuna conferma da Roma? O si ritiene meglio non dire nulla? Staremo a vedere, tanto il corteo è imminente e la Perdonanza volge al termine. Stasera circola – ma non è giunto ufficialmente nelle redazioni, solo sottobanco e mediante comunicazioni anonime – il testo di una lettera che i precari avrebbero stilato, per consegnarla domani a Barca in persona.
Il contenuto di questa lettera misteriosa (spuntata fuori dopo una riunone che sarebbe avvenuta in città tra precari e forse anche qualche sindacalista) coincide, come spirito e nocciolo, a quanto chiedono tre gruppi consiliari (come riferiamo altrove, Cortelli, Di Cesare e Vittorini i loro esponenti), e cioè tutelare l’esperienza e la professionalità di chi nella ricostruzione ha lavorato fino ad oggi.
Alcuni professionisti fin dal primo giorno dopo il sisma del 2009.
Il patrimonio acquisito, dice la lettera, non può essere perduto e occorre “aprire una porta verso i precari, oltre a quella santa che sarà spalancata domani sera a Collemaggio”. Sarebbe assurdo e antieconomico escludere konw-how acquisiti, per ricominciare da capo a formare altri non ancora in possesso di nozioni, preparazione specifica, esperienza. Un ragionamento molto solido e razionale. Ma anche sul piano della sensibilità comune ad esigenze sociali, psicologiche, diciamo ordinarie, appare privo di senso e persino di coscienza attingere da elenchi nuovi, dopo aver escluso o emarginato chi ha diritti pre-esistenti e consolidati. Oppure omogeneizzato eccessivamente tutti coloro che chiedono lavoro nella ricostruzione.
Nessuno sa cosa ne pensano il sindaco e gli stessi sindacati, di questi ultimi sviluppi che siamo costretti a riferire in modo vago e approssimativo, per mancanza di fonti. C’è forse chi non sa comunicare o ritiene più conveniente non farlo? Un altro mistero. Sicuro è che la tensione è ai massimi livelli e che, se i precari dovessero sentirsi colpiti, potrebbe accadere il peggio.
Cosa che nessuno può augurarsi nell’interesse collettivo.
L’Aquila ha assoluto bisogno di fornire sicurezza e garanzie ad un gran numero di persone che oggi non ne hanno: queste persone si chiamano precari. La politica deve produrre un ultimo sforzo, nell’imminenza della fine del periodo di emergenza, ricordata anche oggi dallo stesso commissario alla ricostruzione Chiodi. Bisogna dare un presente e un futuro a chi non ne ha. Altrimenti, l’emergenza non finirà nei termini che vengono indicati, ma se ne aprirà un’altra, drammatica e ricolma di laceranti tensioni sociali, vicine al punto di rottura. Ricorsi, denunce, esposti, citazioni: una tempesta perfetta che rischia di azzerare ogni possibile beneficio.
Una città non può rinascere lasciando in crisi sociale, economica ed esistenziale centinaia di famiglie, di giovani che hanno gettato via la gioventù chiedendo solo e soltanto una cosa: essere normali, appena normali. Condizione che, a quanto pare, invece di avvicinarsi per molti si allontana. Ridurre tutto ad una guerra social-giudiziaria che potrebbe rivelarsi micidiale, e verosimilmente non indolore anche ad altri livelli. La disperazione porta agli eccessi, e una volta data la stura agli eccessi, è difficile fermarsi. Impossibile che queste cose siano ostiche per politica e istituzioni. Se non avessero la sensibilità di intuirle, di percepirne l’estrema gravità , sarebbero davvero pessimi politici e istituzioni perniciose. Cosa che, nonostante tutto, i più non vogliono ancora credere.
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