Piove sul bruciato!


L’Aquila – (di Carlo Frutti – Presidente dell’Associazione Nazionale Difesa del Suolo) – L’Italia e l’Abruzzo bruciano “aspettando” le frane che si verificheranno, di certo, ai primi temporali autunnali. E’ un’estate di roghi da record, con distruzioni e morti, e per l’inizio dell’autunno è prevedibile un brusco cambiamento di rotta, con vere e proprie tempeste.
Piove sul bruciato.

Non più trattenuta dalla vegetazione la terra non potrà fare altro che franare. È, drammaticamente certo.
Quest’anno gli incendi sono ulteriormente aumentati, andando a colpire altre aree delicatissime da un punto di vista idrogeologico. Emergenza su emergenza.
Eppure si continua a spendere col contagocce, a risparmiare sulla prevenzione e la messa in sicurezza. Ma che risparmio è quello che poi provoca danni e quindi spese ancora maggiori?
Per un piano vero e concreto di riassetto idrogeologico servirebbero circa 40 miliardi. Troppi? Il costo sostenuto per riparare i danni negli ultimi 60 anni è stimato in 52 miliardi, 22 solo negli ultimi due decenni: circa un miliardo all’anno. Mentre i morti negli ultimi 50 anni sono stati 4.122 (3.407 per frane e 715 per alluvioni). E gli eventi aumentano. Nel periodo 2002-2011 vi sono state più di 120 frane all’anno.

Tutto questo dice che quei miliardi da spendere per la prevenzione non sono poi così tanti né troppi; non sono tanto una spesa quanto un investimento.
I Comuni a rischio idrogeologico sono circa seimila, centinaia in Abruzzo, e in molti di essi gli incendi quest’anno hanno fatto davvero terra bruciata. E l’Italia è bruciata e continua a bruciare ed ora torna l’allarme piogge, un fenomeno che colpirà di nuovo in modo intenso. Gli allarmi non bastano e prepararsi al solito «l’avevamo detto…» non basta, bisogna intervenire, e con continuità.

Ma i soldi sono pochi; non ci sono per la Protezione Civile, che però interviene solo in caso di emergenza, a “guaio” ormai fatto; non ci sono per la prevenzione o sono veramente pochi. I soldi sono pochi “sì”, ma che almeno li si spenda bene e in fretta e soprattutto si impari a convivere con le emergenze, e, per quanto possibile, a prevenirle.

Tocca soprattutto alle amministrazioni regionali e locali. Pochi strumenti di pianificazione, spesso a costo zero o quasi, corretti piani regolatori ed efficienti piani di protezione civile, controlli severi e cura dell’ambiente. Anche i cittadini possono fare la loro parte segnalando le situazioni di degrado e contribuendo, ognuno con piccoli gesti e comportamenti corretti e civili per non moltiplicare le cause del dissesto. Spendere nella prevenzione può essere scomodo e impopolare, paga poco elettoralmente, ma salva le vite e il nostro futuro.

Carlo Frutti
Presidente dell’Associazione Nazionale Difesa del Suolo


25 Agosto 2012

Categoria : Cronaca
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