Pasticci governativi: Pescara non può avere provincia, ma può diventare capoluogo…
Chieti – (Foto Raho: la Provincia di Pescara, lavori in corso… ora che sta per sparire) – L’Italia è oggi il paese degli assurdi, dei controsensi, dei provvedimenti spesso concepiti da ragionieri attenti solo ai numeri e poco inclini a usare la logica. Così capita, almeno negli intenti, che Pescara sia condannata a perdere la provincia (priva di requisiti indicati dal Governo), ma a diventrare capoluogo di una … provincia altrui, ovvero Chieti. Che ovviamente non ci sta, non può starci.
Il Consigliere Comunale del PDL Emiliano Vitale scrive: «Poiché le altre Province abruzzesi sono già in fibrillazione per mettere paletti, avanzare proposte e difendere la propria territorialità rispetto ai tagli proposti dal Decreto Monti in merito al riordino delle Province, ho presentato, quale primo firmatario, una richiesta per un Consiglio Comunale straordinario, da tenersi entro la fine del prossimo mese, che sarà chiamato ad esprimere il proprio parere su questa delicata vicenda.
Infatti, il suddetto decreto prevede per l’Abruzzo la soppressione delle Province di Pescara e Teramo, rimanendo attive solo quelle di Chieti e L’Aquila. Proseguendo nell’attuazione il decreto esplicita che nell’accorpamento di due province diventerebbe Capoluogo la Città più popolosa. Qui nasce il paradosso elaborato da un Governo tecnico pasticcione e frettoloso: se Chieti si unisse a Pescara, quest’ultima diventerebbe capoluogo e, quindi, Capoluogo di Provincia. In pratica la Provincia di Pescara, non rispettando alcune dei criteri previsti dal Decreto Monti ed avendo, tra l’altro, la spesa più alta tra le quattro province abruzzesi, verrebbe cancellata da una parte e ripristinata in un batter di ciglia dall’altra. Il Governo Monti, non pago di aver presentato un Decreto aberrante – era meglio togliere tutte le Province senza tanti tentennamenti – si è pure lavato le mani dal dirimere le delicate questioni locali passando, de facto, il cerino accesso ai CAL che dovranno stabilire i confini delle nuove province.
Ma nei CAL siedono, come rappresentanti, anche i politici delle Province che sono destinate ad essere soppresse e che, molto verosimilmente, faranno carte false pur di evitare la chiusura del proprio Ente. Per questa ragione, il Comune di Chieti, una volta stilato un documento ufficiale nel corso del Consiglio Comunale straordinario, non sarà da meno nel batterà i pugni per difendere la propria territorialità evitando di assistere al “sacco” della Città di Chieti in favore di altre realtà urbane limitrofe.
A mio avviso, inoltre, un eventuale massificazione porterebbe, per qualunque città, non solo ad un ulteriore sbilanciamento verso la costa, svilendo l’entro terra e le zone montane e pedemontane ma, oltretutto, si verrebbero a creare anche doppioni come per esempio le strutture portuali. Tra l’altro, chi ha memoria ricorderà che similari processi di unione forzata non portarono, nel passato, benefici ad alcuno, meno che mai per Chieti; tant’è vero che la tanto decantata chimera dell’Area Metropolitana è stata oggetto di un Ordine del Giorno, da me proposto al Consiglio Comunale di Chieti, per impegnare il Sindaco ad evitare qualsivoglia processo di fusione.
Concordo, infine, su alcune posizioni espresse dal Presidente della Provincia, Enrico Di Giuseppantonio e dal Vice Sindaco di Chieti, Bruno Di Paolo, ma devo constatare che la causa della situazione di oggi è il frutto della cattiva gestione attuata dalla “vecchia” politica che fin quando ha potuto ha attinto risorse dalle casse degli Enti, non curandosi che questo andazzo non poteva durare in eterno visto che le uscite erano maggiori delle entrate e che, prima o poi, il collasso economico sarebbe avvenuto. Di ciò sia il Presidente della Provincia di Chieti che il Vice Sindaco sono coscienti considerata la situazione economica in cui si trovano i due enti in cui sono stati eletti.»
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