Riconciliazione, una parola da capire
L’Aquila – Scrive Ugo Centi: “Riconciliazione”: eccola la parola in apertura della Perdonanza aquilana. Ed ecco la parola che… non capisco! Non più solo “Perdono”, dunque, ma anche riconciliazione. E già , perché uno può anche perdonare senza riconciliarsi. Un qualcosa in più, allora. Ma riconciliarsi con chi e perché? Se la questione è spirituale, allora tocca l’intimo di ciascuno e quindi è, di suo, fuori dalla sfera pubblica. Per i cattolici il significato è chiaro. Ma la Festa, essendo pubblica, tendenzialmente dovrebbe esser di tutti, non solo di una fede.
Riconcilarsi allora in senso civile? Ed ecco dove non capisco. Nella cultura liberale e occidentale i pubblici poteri, che in questa Festa sono al di fatto al centro del proscenio, non sono chiamati ad ammonimenti in senso morale verso gli altri, semmai sono i cittadini deleganti (nella cultura liberale e occidentale ripeto) a pretendere virtù morali nella amministrazione della cosa pubblica.
Visto dunque che, per fortuna, non c’è nessuna guerra civile in corso, non capisco ancora con chi e per che cosa ci si dovrebbe riconciliare dato che non vedo liti in giro di tal senso. Magari, se proprio lo si volesse fare, si potrebbe parlare di Fratellanza, che è altro discorso. Attiene ai Lumi della Francia dell’89 (del Settecento, beniteso). E va insieme ad Uguaglianza, che sta anche nella nostra Costituzione Repubblicana. Ma è altra cosa, che non c’entra con una rievocazione storica mediovale, che è appunto la Perdonanza? Mah!, va bhé, dico tanto per dire. Tanto per metter sul video due parole…”.
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