“Siccità, sembra una desertificazione” – Ofena non è più il forno d’Abruzzo


Ofena – PER FORTUNA CHE C’E’ IL TIRINO SEMPRE RICCO D’ACQUA – PROBLEMI PER LE GRANDI ESTENSIONI DI VIGNE E PER IL MAIS – Oggi, mentre nel Fucino si chiede a gran voce lo stato di emergenza, Lucifero riporta calure eccezionali, in tutto l’Abruzzo, figuriamoci nel “forno” d’Abruzzo, cioè la conca di Ofena, area di grande importanza agricola. Uno dei luoghi più assolati della regione. Il classico ambiente per una diffusione del calore per convezione, come nei forni, appunto.
Dino Rossi, fondatore di un’organizzazione contadina e di allevatori, il COSPA, ci dice sintetico: “Siamo messi male. Di giorno fa un caldo eccessivo, di notte il termometro precipita con un’escursione termica esagerata. Sono un appassionato di fenomeni climatici: ciò che accade fa pensare ad un processo di desertificazione…”. Non sarà così, ma i dati parlano chiaro. 38 gradi di giorno, 21 di notte. O anche meno. Il “forno” non funziona più, da queste parti, perchè evidentemente il meccanismo naturale è cambiato.
Rossi, che guida un’organizzazione di allevatori sicuramente combattiva e senza peli sulla lingua, spiega: “Il Consorzio di irrigazione funzione come può, cioè poco. Non soddisfa nell’emergenza le esigenze dei contadini. A Ofena per l’acqua potabile ce la caviamo, grazie ad un pozzo, ma a Capestrano, dove bevono una sorgente, la rete di distribuzione è frantumata e bucata: soffrono la sete”. I coltivatori, ricorda Rossi, comunque “possono ricorrere nell’emergenza all’acqua del fiume Tirino, la cui portata non scende mai. Anzi, dopo il terremoto è persino aumentata”. Non tutto il male viene per nuocere.
Cosa si coltiva nella Valle del Tirino?
“Uva soprattutto. Da alcuni anni grandi imprenditori della costa hanno impiantato grandi estensioni di vigne, che per fortuna non hanno bisogno di grandi quantità di acqua, comunque fornita a fatica dai vasconi a monte, perchè le pompe non sono sufficienti o funzionano male. Il resto del territorio è a mais, poco ortofrutticolo. Il mais ha bisogno di molta acqua, e sono guai”.Rossi è titolare anche di un’azienda casearia, il ContaDino, e conferma: “La vacche soffrono la calura, è vero: per lo stress producono latte meno grasso, e l’acqua che adopero è troppo calda: va raffreddata per le mozzarelle. Adopero un refrigeratore, ma chiaramente i costi aumentano alla produzione”. Non è dunque una diceria quella degli animali colpiti, proprio come le persone, dal caldo eccessivo.
Rossi, ricorda una stagione così?
“No, e per quel che so, non la ricordano nemmeno gli anziani. Un caldo così forte ma soprattutto lungo, senza interruzioni da due mesi, è eccezionale”.
Quale tipo di precipitazione occorre?
“Qualsiasi, a questo punto ci vorrebbe la pioggia, anche abbondante o torrenziale, tutto va bene meno i nubifragi e la grandine, che distrugge tutto”.
Farete una specie di danza della pioggia?
“Se potesse servire, perchè no… ma temo che sia inutile. Bisogna pensare piuttosto a fronteggiare il problema dell’acqua per l’agricoltura in modo più efficace, perchè qui le cose si mettono male e queste situazioni si ripeteranno…”.
Auguri al ContaDino e alle sue povere vacche accaldate e stanche. Forse sarebbe meglio, come iniziativa immediata, che ogni fattoria potesse provvedersi di un suo pozzo, senza le enormi difficoltà burocratiche e le scoraggianti lungaggini e spese che ci sono oggi. E poi si parla di sostegni e misure per l’agricoltura… Più facile pensare che si faccia di tutto per ostacolarla, renderla difficile e poco remunerativa. Esattamente com’è oggi. Se ci si mette pure Lucifero, stiamo davvero “messi male”, come dice Dino Rossi.


22 Agosto 2012

Categoria : Cronaca
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