Se mai fu utile perdonare, oggi lo è di più
L’Aquila – Se Celestino ci fosse, duplicherebbe il suo perdono, vergherebbe una seconda bolla per estendere a tutti gli aquilani, a tutti coloro che hanno sofferto e soffrono questo terremoto infinito, dalle radici e dalle propaggini profonde, la sua indulgenza. Andate, direbbe, perchè avete pianto abbastanza da prima del 6 aprile ad oggi. I segni del dolore li porta proprio Collemaggio che ai più non è stata mostrata. Perdonanza raffazzonata, dietro la parte destra del monastero accanto alla chiesa, oltre l’abside vistosamente puntellato e fasciato. Perdonanza di pianto, di commozione, poco spazio a parole e discorsi, tanto ai ricordi. Anche alle proteste, a chi urlava di non poterne più di cinque mesi in tenda e per non sapere quando davvero arriverà un tetto sulla testa. Ma anche tanti spontanei applausi a Bertolaso, ai vigili del fuoco, al sindaco che rispondeva ai “grazie” urlati in viale Collemaggio con forti “grazie a voi”. Grazie alla gente che sta sopportando tutto, ed ha avuto la forza, la voglia di popolare la Perdonanza come se nulla fosse. Tanta gente, un caos indescrivile di traffico, nodi di autobus che non potevano tornare indietro, e come sempre una totale resa di chi dovrebbe almeno organizzare il traffico prevedibilmente enorme, in un calore insopportabile. Ma lasciamo andare: L’Aquila non sa pensare, organizzare, prevedere, disciplinare. Sia perdonata, stavolta non è il caso di insistere. E’ piuttosto il caso di cogliere negli occhi di Massimo Cialente lacrime di dolore per aver visto nascere la Perdonanza numero 715 nel cuore vuoto e straziato della sua città : spettacolo che non avrebbe mai potuto neppure supporre.
E che gli resterà negli occhi per sempre. Come a tutti noi. Giuste le proteste, giuste le invettive, giusti gli applausi liberatori, i ringraziamenti; giuste le speranze, che sono lasola cosa che tutti conservano in cuore. Giusta la ferma convinzione del rettore di Orio di potercela fare, nonostante tutto, a rimettere in piedi l’ateneo e a trovare gli alloggi per gli studenti. Giusto crederci, altrimenti qui è finita. Al momento non ci resta che credere, stringere i denti, rispedire nel gargarozzo il groppo in gola, stringere le palpebre per non cedere alla commozione. Per questo Celestino V avrebbe detto: “Siano perdonati tutti”. Anche chi non varcherà la Porta Santa, che adesso porta nel Sole e nella luce della basilica sfondata e crollata proprio lì dove il Sole del solstizio colpiva un punto chiave della navata, il 21 di ogni giugno, filtrando dal rosone. Attraverso la porta ci si inoltra nel mistero di una natura che ha voluto male a tutti noi, fedeli, agnostici, laici, infedeli, peccatori e persone pie. Difficile accettare che proprio Collemaggio sia colpita così ferocemente. Forse il perdono di Celestino V dovrebbe estendersi nel tempo e nello spazio, fino a farci capire che senso ha tutto ciò. (G.Col.) (Nelle foto Col: L’asbide di Collemaggio fortemente lesionato e puntellato – Sotto: l’ingorgo di traffico e bus nei pressi del giardino botanico dietro Collemaggio).
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