L’Aquila, rapine e incendi infuriano
L’Aquila – (Foto da agrigentoflash.it) - I dati pubblicati dal Sole24Ore sono come il sigillo ufficiale su una situazione disgregazione sociale che si è abbattuta sul territorio aquilano, da mesi e mesi segnalata da tutti i mass media, messa in evidenza, illuminata da cronache ed episodi inquietanti. Stride, tale situazione, con i propositi di assunzioni nel cosiddetto “concorsone” che escluderebbero del tutto il sociale… Difficile capire come si agisca e come ci si attrezzi di fronte alle emergenze, ma tant’è e finora il sociale è ritenuto… secondario.
Invece dati e numeri dicono proprio il contrario, e suonano come un allarme più grave di quanto ci si potesse aspettare. A L’Aquila, tanto per riferire il dato più allarmante, il numero delle rapine è semplicemente raddoppiato: l’aumento pià forte in tutta Italia, anche se complessivamente l’entità della delinquenza è meno grave rispetto ad altre città . Ma un raddoppio è sicuramente non un campanello, ma un coro di sirene di allarme. Come è desolante che la nostra terra “regione verde d’Europa” in antichi ed esagerati slogan ambientalistici, sia in vetta alle classifiche nel numero degli incendi dolosi, a molti dei quali abbiamo fatto da spettatori di recente (ma fin dal 2007 non facciamo altro…), e ancora in queste ore assistiamo ben sapendo che sono opera di piromani. Mancano i dati sull’identificazione dei piromani, appunto: ma non è una carenza. Non ve ne sono. Piromani acciuffati nemmeno uno.
Che la ricostruzione non debba essere solo un compito da ingegneri e geometri, da imprenditori in cerca di benessere e tornaconti, ora appare chiaro, almeno ai cittadini. La disgregazione sociale e psicologica di una grande collettività è un urlo assordante. Ne terrà conto la politica, che fino ad oggi pare più attenta al lavoro dei ragionieri (i conti) che dei curatori delle persone. Una città ricostruita in pietre, cemento e materiali antisismici sarà inutile, se non vi abiterà una collettività sollevata dalle ansie, dal bisogno, dall’alienazione psicologica, dalla paura del domani, dalla precarietà e dalle strettoie deprimenti della crisi.
Non c'è ancora nessun commento.