Terremoti, 549 nei primi giorni di agosto
L’Aquila – (di G.Col.) – LE PROVINCE RECLAMANO RISORSE PER RIDURRE IL RISCHIO SISMICO – (Immagine Iside-Google dall’INGV) - L’argomento terremoto torna alla ribalta della cronaca e dell’attenzione semplicemente leggendo il bollettino sismico dell’INGV: 549 terremoti in Italia (molti non avveriti e riferiti) nei primi 15 giorni di agosto. Davvero un numero significativo, superiore a quello relativo all’agosto 2011.
L’altro spunto sismico è una nota dell’UPI, Unione province italiane, a firma del presidente teatino Enrico Di Giuseppantonio: “La Regione deve trasferire immediatamente alle Province le risorse finanziarie ed il personale necessari per poter dare attuazione attraverso gli uffici del Genio Civile alla Legge regionale 28/2011, che reca le norme per la riduzione del rischio sismico e le modalità di vigilanza e controllo su opere e costruzioni in zone sismiche, e deve ridurre i diritti di istruttoria a carico degli utenti. In caso contrario le Province, a cui come noto fanno capo gli uffici del Genio Civile, pur nelle more dell’attività della Commissione tecnica che sta lavorando al riordino delle deleghe, si vedranno costrette, in tempi altrettanto brevi, a restituire alla Regione la relativa Delega con inevitabili, gravissimi disagi per i cittadini e per le imprese”.
La stentorea voce del presidente teatino è sicuramente sollecitata dalla disarmante storia dell’ospedale di Chieti, che è a rischio sismico, come del resto quello di Sulmona. E’ ad ogni buon conto un’esigenza giusta (anche se nessuno sa cosa accadrà alle province… com’è amena l’Italia!) che evidenzia come nelle coscienze delle istituzioni e della politica, finalmente, si fa spazio la consapevolezza sull’esistenza di un rischio sismico, dal quale nessuno o pochissimi sono esenti in tutto l’Abruzzo. Esenti, però, ammesso che, geologicamente, non aver mai avuto terremoti, significhi anche che non ce ne saranno mai…
Le notizie dell’INGV sui sismi di agosto vanno meditate. 549 terremoti in Italia, dal Nord all’estremo Sud, con forte concentrazione lungo l’Appennino umbro-laziale-abruzzese, e una scossa 4,1 Richter nel Gargano. Un numero elevato. Riflettendo ancora sulle mappe, troviamo molti terremoti nell’Ascolano, in tutta l’Umbria, ma anche in Abruzzo, anche in posti che da decenni e forse secoli “tacevano”, come la zona pescarese Caramanico-Tocco Casauria. Troviamo i monti Ernici Simbruini, area di Tagliacozzo e dintorni, e ancora l’area dall’alta Valle dell’Aterno nell’Aquila, dove il terremoto a dire il vero dura da anni e anni: un’attività sismica ininterrotta, per fortuna finora contenuta come magnitudine.
L’Appennino (dall’Emilia alla Calabria e poi la Sicilia e le Eolie) freme, e ogni tanto le scosse nel mare Adriatico ci ricordano che la placca africana spinge il suo corno adriatico verso il Veneto e le Alpi, insinuandosi tra Italia e Croazia proprio in corrispondenza dell’Amarissimo, che è anche sismicissimo.
Turbolenze, attività ordinaria, sismicità normale? Dovrebbero dirlo geologi e sismologi, uffici statali che se ne occupano, esperti vari, università , luminari, studiosi. Tutta gente che, invece, o tace o elude o minimizza o, alla fine, si nasconde dietro la famosa frase: “Questo non possiamo dirlo, la scienza non è in grado di dirlo…”.
L’INGV, Istituto di geofisica, espone da tempo sul suo bazzicatissimo sito l’avvertenza: “L’istituto non fa previsioni dei terremoti”. Tanto per chiudere la bocca ai tanti, troppi che ancora insistono nel chiedere quando e dove ci sarà un terremoto, dandone per scontata la… prevedibilità .
549 terremoti in 15 giorni forse non vogliono dire nulla. Speriamo. Non sta a noi certo affermarlo o smentirlo. Sono tuttavia sicuramente un dato che, divulgato bene (ma i giornali su questi argomenti spesso dormono sonni beati), deve almeno attirare l’attenzione di tutti coloro che sono (o dovrebbero) occuparsi della sicurezza della gente, dei possibili rischi, dei piani di intervento in caso di necessità e così via.
Invece ancora oggi, agosto 2012, il comune più a rischio d’Abruzzo e tra i più a rischio d’Europa (L’Aquila) non ha piani noti e ben divulgati alla popolazione di protezione civile e di intervento immediato in caso di sismi. Neppure aree attrezzate di raccolta della popolazione. Come prima del 2009. E non è l’unico. Chieti, addirittura, ha un ospedale traballante! Ora si muovono le province, come dicevamo all’inizio: un po’ per consapevolezza, speriamo, ma anche un po’ per non morire. Di terremoto? No, più probabilmente si soppressione e incorporazione, scapannamento, smembramento, accorpamento o come vi pare…
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