Pescara: vocazione turistica?
Pescara- (di Stefano Leone) – Spesso ci provano, a volte con enfasi sottolineata da iperboliche frasi ad effetto, ci provano e ci credono (o provano a crederci anche loro per potersene convincere). Stiamo parlando dei politici (e non solo) pescaresi che, ad ogni occasione che si presenti per parlare della vocazione turistica della città di Pescara, fanno capriole per cercare di inculcare a tutti quanto sia radicata questa vocazione. Provate a spiegare ad una coppia di turisti, marito e moglie, che una sera decidono di fermarsi a mangiare del pesce in uno dei lidi che di giorno fanno spiaggia e di sera fanno ristorante. Lungomare Cristoforo Colombo, non distante dalla famigerata nave di Cascella, (della quale molti abbiamo sentito chiedere cosa fosse), la coppia siede e ordina all’uomo che, con taccuino e penna si presenta al tavolo con un sorriso e una lisciaggine tanto finti quanto ingannevoli. La sala è piena, ai tavoli neanche l’ombra di un menù cartaceo nel quale poter consultare i prezzi. La coppia ordina un antipasto (consistente in sei assaggini); un secondo (rombo alla cacciatora); un quarto di vino; due acque e un lemoncello a fine cena. Si chiede il conto; arriva uno scontrino fiscale con su scritto soltanto: TOTALE 73,00 euro. Il turista, d’un colpo solo, digerisce quel poco che ha mangiato e chiede la ricevuta fiscale con le specifiche voci e relativi costi. Niente da fare. Discussione e il turista tira fuori il cellulare e chiama il 117. Signori politici pescaresi, andate a spiegare a quella coppia di turisti la vocazione turistica della città di Pescara. Ma crediamo sarà bene spiegarglielo da lontano senza avvicinarsi moltissimo! Altro che …vocazione turistica.
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