Il rito della visita ai dannati di Castrogno
Teramo – IL RITUALE SI RIPETE E POI SI ASPETTA L’ANNO VENTURO – Le visite ferragostane nelle carceri, e in particolare in quello di Castrogno a Teramo, sono ormai una consuetudine che, almeno diversi anni fa, quando ebbe inizio, ha un forte significato di impegno umano e sociale. Ma la politica, che le ripete secondo un rituale ormai prevedibile, non ama i risultati più delle azioni dimostrative.
Le visite, infatti, debbono avvenire, e avvengono, sotto gli obiettivi delle telecamere, possibilmente più amiche che inclini a registrare anche dissensi. Nelle carceri, infatti, tutto rimane com’era nel precedente Ferragosto. Oggi alcuni parlamentari (tra loro dovrebbe esserci anche Pannella, il cui arrivo è atteso in giornata), consiglieri regionali ed esponenti radicali hanno visitato Castrogno, sentito persone, dichiarato cose. Confermato ogni impegno, ribadita ogni attenzione, ed è umanamente bello che ciò accada. Ma non è bello che il carcere teramano resti uno dei peggiori in Italia se si esaminano le cifre del dolore senza limiti in cui vivono (si fa per dire) degli esseri umani degradati ad oggetti e a obiettivi di una persecuzione dello Stato. I numeri parlano: a Teramo 5 suicidi quest’anno, una sessantina di atti di autolesionismo, innumerevoli aggressioni ai poliziotti penitenziari, scioperi della fame e disperate proteste sicuramente più numerose di quelle di cui si ha notizia. Il cercere resta luogo di dolore disumano, di disperazione insondabile, di condizioni ambientali insostenibili: spazi limitati, convivenze drammatiche, caldo feroce, diritti disattesi anche per coloro che stanno fuori dalle sbarre, ma solo fittiziamente: le guardie. Negli organici ne mancano decine. Tanti gli impegni dello Stato, magari anche una sincera buona volontà da parte del governo in carica. Il capo dello Stato pronuncia anche lui parole sdegnate e contrite. Ma, anche in questo Ferragosto, a Castrogno, come altrove, non cambia nulla. Si attende solo la settima ondata di caldo africano, che laddove si soffre sempre, anche quando la calura è normale, è un incubo atroce.
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