L’Aquila dove va?
Ci siano due tipi di politiche.
La prima è quella che cerca di risolvere i problemi della comunità in una ottica lungimirante perché le decisioni assunte non creino altri problemi nel futuro.
In verità questo principio non apparterrebbe solo alla politica, ma più semplicemente alla sfera del buon senso.
Ancor di più é auspicabile il buonsenso qualora si debbano affrontare problematiche complesse che richiedano approcci interdisciplinari o meglio “policulturali” per i quali sbagliare, comporta conseguenze gravi e danni duraturi.
E’ proprio per la molteplicità delle soluzioni che si possono dare ad un medesimo problema che non si dovrebbe mai parlare di “politica” ma più propriamente di confronto tra diverse “politiche”.
Se é vero che non c’é mai un solo modo per risolvere i problemi della gente. é vero anche che c’è sempre il modo migliore! a volte si trova subito, a volte si scopre solo dopo, quando si manifestano problemi secondari che erano stati sottovalutati.
Ogni strategia politica presenta inevitabilmente delle controindicazioni che vanno governate perché non si verifichino. Ogni decisone, favorisce inevitabilmente qualche gruppo sociale o economico e ne sfavorisce altri .
Ecco la seconda politica. Quella meno nobile ma non illegale, che cerca di fare approvare, tra le molte soluzioni possibili, non solo quella che risolve i problemi generali, ma quella che contemporaneamente apre la strada anche agli interessi particolari della propria categoria: sintetizzando “che coglie la occasione”.
Se così impostata anche questa seconda politica ha dignità di “politica”, sebbene sia solo una conseguenza di quella rivolta agli interessi generali.
Potremmo dire che ogni disegno politico ha due facce : uno principale, finalizzato ad individuare il “cosa” fare per risolvere il problema contingente e uno secondario rivolto ad individuare il “come” farlo efficacemente.
In questa seconda decisione trovano spazio le valutazioni politiche dei gruppi di interesse (ideologico, sociale o economico) che da queste decisioni ne trarrebbero vantaggio.
Questo secondo tipo di politica diviene socialmente pericolosa qualora riuscisse ad avere il sopravvento sulla prima perché metterebbe in primo piano gli interessi particolari rispetto a quelli generali. é per questo che i politici dovrebbero essere scelti solo tra le persone intellettualmente oneste slegati da ogni lobbie di potere.
Sono le forze politiche infatti che hanno il compito di individuare le decisioni migliori sul cosa fare per il bene della propria collettività e anche quello di mediare gli interessi collettivi con quelli dei gruppo sociali o ideologici di riferimento, tenendo ben presente i due piani diversi su cui agiscono, affinché le decisioni della prima politica, quella che persegue interessi generali, non sia subordinata o condizionata da quelli particolari della seconda. Questo avviene nel normale confronto democratico.
Del resto é inevitabile che qualsiasi decisone, favorisca qualcuno e sfavorisca altri!
Perché questo preambolo? Per cercare di inquadrare cosa sta accadendo all’Aquila.
Perché la ricostruzione non parte? Perché tutto va a rilento?
Quale è la politica che si sta perseguendo per individuare il “cosa fare”? perché le forze politiche locali ancora non hanno concordato la migliore strategia per la ricostruzione, che è cosa assai più complessa che la semplice ricostruzione delle case lesionate.
Sembra quasi che l’unico problema sia la ricostruzione del centro storico, come se questo sia un problema slegato dal contesto socio economico più generale. Rifare le case? e poi chi le abiterà ? Prima delle case ci vuole il lavoro. Quali le politiche che conciliano i due problemi? su cosa si punta? turismo, meccanica, agricoltura, gli studenti, sull’edilizia, sul potenziamento dell’esistente?
Sono scelte importanti per tutti, su cui però la politica locale tace, non riesce proprio a trovare un comune punto di sintesi nemmeno dopo tre anni e passa. Eppure é il tema più importante del confronto democratico. Tutti sono consapevoli che se ci si sbaglia non si può più tornare indietro.
Ma anche ammettendo che sia la ricostruzione del centro storico il principale problema aquilano, anche sul “come” raggiungere questo seppure limitato disegno mi pare contraddittorio. Dividere la città grandi quartieri tipologicamente e strutturalmente omogenei e affidare i lavori a consorzi di imprese mediante gare controllate dall’ente pubblico che le selezionino per capacità organizzative ed economiche? oppure dividere la città in piccoli gruppi fai da te che gestiscono milioni senza controllo? In questo contesto come fare per favorire anche la rinascita economica legata anche alle piccole imprese, agli artigiani e i commercianti locali? quale il sistema migliore per rivitalizzare il sistema economico che sia efficace per tutti e non solo per categorie marginali?
In passato ho sentito spesso attribuire la responsabilità dei ritardi alla mancanza di risorse economiche prima, alla inefficienza della filiera poi, poi ancora alla mancanza di un quadro legislativo certo o alla lentezza dei progettisti.
A me invece pare che la responsabilità dei ritardi dipenda anche dallo stallo tra le due politiche di cui abbiamo parlato prima. Quella generale troppo subordinata agli interessi particolari di chi non vuole rinunciare neppure alle briciole della ricostruzione non comprendendo che la “torta” comunque é troppo grande, che così facendo sta rallentando tutto nel timore che le astratte e pericolose “entità straniere” gli rubino appalti e “ricchezze”.
Emerge velatamente un pericoloso concetto che ha un vago sapore razziale: “se non é aquilano non lo vogliamo”, si potrebbe sintetizzare. Purtroppo anche qui, a qualcuno viene da ridere!
Io invece mi auguro che le imprese e tecnici stranieri, se capaci e onesti, vengano presto numerosi, seppure in un quadro certo di concorrenza e legalità , perché solo favorendo il loro ingresso in città si potranno ridurre i tempi della ricostruzione.
Già ora si vedono imprese che di aquilano o di abruzzese non hanno più nulla se non il nome del titolare storico.
Il subappalto selvaggio era una conseguenza prevedibile anche ai politici locali più sprovveduti! Troppo evidente che sul territorio non ci possono essere le risorse lavorative sufficienti!
Anche se con colpevole ritardo ci vorrebbe un confronto costruttivo e non polemico, per scegliere finalmente, tra le tante politiche possibili quella migliore per il futuro della città . Per dare anche dignità alla “politica.” e ai politici locali che non mi pare godano di grande stima in città .
Purtroppo bisogna anche constatare che, se non si è riusciti fino ad oggi a mettere a punto alcuna strategia di sviluppo, difficilmente si riuscirà a farlo in futuro. Evidentemente non è solo la volontà che manca.
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