Che ci fanno i politici… nell’acqua?
L’Italia è un paese spesso ridicolo agli occhi del mondo, più spesso tristemente incomprensibile per tutti gli europei. L’ultima indegna storia, quella della crisi idrica che ci affligge (condutture bucate, tubi vecchi, lavori mai eseguiti, interventi ritardati o eseguiti male e così via, non vera mancanza d’acqua), è punteggiata da goffe reazioni di chi si sente sotto accusa. I gestori dell’acqua e i politici loro padrini. Si sa, infatti, che nella gestione dei vari enti figurano personaggi che sono solo espressione di equilibri e forze politiche.
Altre forze politiche, quelle escluse dalla tavola imbandita, cercano l’occasione per rifarsi. Non sono la sofferenza dei cittadini e la coltellata al turismo a preoccupare questa gente, bensì l’aspetto politico delle varie collocazioni.
Difficile spiegare ad uno svedese, o ad un inglese, cosa fa un esponente politico al posto di un ingegnere, di uno specialista in problemi idrici, di un tecnico della distribuzione idrica, di un esperto di informatica nelle stanze dei bottoni, di un geologo. Difficile spiegarlo, del resto, anche ad un abruzzese. Oltre che espressioni politiche e solo politiche, quasi sempre mediocri, questi personaggi non solo altro. Bravissimi a spartirsi tutto, ogni incarico e sottoincarico (se retribuito), pessimi quando si presenta il problema. Ci chiediamo se il presidente Chiodi si renda conto dell’enormità di questa situazione paludosa, infetta, in cui stiamo morendo peggio che nelle sabbie mobili dei debiti sanitari. E se voglia cambiarla, per lasciare un segno indelebile di civiltà e di progresso. Non si vive di solo ticket…
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