Sagre e agriturismi, zero regole e controlli, ma in compenso tanto “cafonal”
L’Aquila – IL FENOMENO HA ASSUNTO CONSISTENZA E QUINDI RICADUTE ECONOMICHE E SOCIALI – (Foto: sagre e feste in giro per l’Italia, e l’ironia greve di un giornale popolare in Toscana) - Sono circa 250.000 i vacanzieri che hanno scelto di trascorrere il Ferragosto in agriturismo all’insegna della buona tavola e del relax all’aria aperta. Quando li trovano… E’ quanto stima la Coldiretti nazionale, sulla base delle indicazioni di Terranostra nel sottolineare che si registra una sostanziale tenuta rispetto allo scorso anno. A far scegliere l’agriturismo rispetto alle altre forme di ristorazione e’ certamente – sottolinea la Coldiretti – l’opportunita’ di conciliare la buona tavola con la possibilita’ di stare all’aria aperta avvalendosi anche delle comodita’ e dei servizi offerti. Sarà davvero così ovunque, almeno in Abruzzo? Quialche dubbio consentitecelo.
IN ABRUZZO – Fondatamente, bisogna ritenere che anche dalle nostre parti, in tanti sceglieranno gli agriturismo, numerosi nella regione, e tantissimi sceglieranno o abbiano scelto le sagre. Vista la consistenza del fenomeno, che assume rilevanza economica e sociale, forse non sbagliano coloro che affrontano il discorso delle sagre e degli agriturismi, da non prendere il considerazione solo a Ferragosto, come un dato statistico.
Molte cose sono state dette, molte altre vanno ribadite, perchè la Regione prenda appunti e inserisca l’argomento tra quelli da trattare. Senza dormirci sopra, come spesso le accade di fronte ai mutamenti del tessuto socio-economico. E soprattutto del turismo, settore-cenerentola.
AGRITURISMI – Sono tantissimi anche in Abruzzo, ma senza offendere nessuno, tra questi sono pochi quelli validi, capaci di costituire un’offerta turistica e non solo uno stratagemma per fare soldi in campagna. Un agriturismo deve garantire jgiene e qualità . Sta avvenendo in una stagione siccitosa, con repentine e lunghe crisi idriche che colpiscono più di metà della regione? C’è da impensierirsi e da nutrire qualche sospetto e qualche scetticismo. C’è da pensare a mosche, dita nella minestra, unghie listate a lutto… Ovviamente, non in tutti. Ci mancherebbe altro. Ma le garanzie sull’igiene non possono essere relegate al secondo posto.
Un agriturismo deve smerciare solo ciò che produce o acquista in altri agriturismi? Ciò dovrebbe blindare prezzi accessibili e qualità garantita. Dovrebbe… Quasi mai è così, quasi mai qualcuno si degna di verificare e controllare, quasi mai (o mai?) un agriturismo fasullo è stato sanzionato o chiuso. O spremuto dalla tributaria. Inaccettabile spacciare carne da discount come produzione propria, o agnello dell’Est a Pasqua, offerto (a prezzi spesso salati, e non sempre con attento rispetto del fisco) come “locale”. Lo stesso vale per latticini e formaggi. Insaccati e prosciutti. Non parliamo poi del vino. Quanto all’igiene, lasciamo andare. La qualità gastronomica uno magari non deve cercarla in un agriturismo, siamo d’accordo, ma neppure può trovarvi il peggio. Sarà auspicabile tener d’occhio questo tipo di locali, verificare da chi e come vengono aperti e gestiti (o ceduti ad altri con pasticci e giravolte burocratiche) e se sono davvero… agri o ben altro. Per anni sono stati chiusi un occhio o anche tutti e due. Ma oggi che la concorrenza con i locali veri e propri, magari incalzati da finanza e tasse, servizi sanitari e controlli sugli orari, è diventata agguerrita e importante, le regole bisogna che le rispettino tutti. Niente figli e figliastri.
SAGRE – Lasciamo trascorrere Ferragosto e tutte le sue pagliacciate spacciate come sagre genuine e sostegni della tradizione. Cerchiamo di ammettere che tante, troppe sagre sono furbesche avventurette estive per far soldi, dando a bere a tutti che è la festa del casereccio e del genuino. Così è raramente. Più spesso una sagra è un’invenzione di buontemponi che contano di pagarsi le vacanze a spese degli “abbocconi”. Il turismo dovrebbe e dovrà contemplare regole e verifiche. Sagre sì, ma legate a ricorrenze, prodotti locali da tutelare, autentiche tradizioni, radici culturali e storiche.
Niente improvvisazioni nè tanto meno trovate di gusto davvero zoppicante, tipo la sagra dei fagioli (sagra dei rumorosi, pensate un po’ che stile…). Una legge deve regolare validità delle iniziative, loro utilità sociale, convenienza per il territorio, e soprattutto fissare calendari delle manifestazioni, perchè non si sovrappongano in deleterie rivalità paesane, e nuocendo all’economia dei professionisti delle ricettività turistica. Una sagra non si inventa, ma si costruisce su radici autentiche, verificabili. Nessuna limitazione della libertà di iniziativa, ma regole perchè tali libertà non diventino zuffe scomposte, un’accozzaglia che produce solo effetti dannosi verso l’altro o gli altri, e deprimenti caravanserragli di cattivo gusto e diseducazione collettiva. Non ne abbiamo bisogno: basta quella che dilaga nel cuore dell’estate, divenuta il trionfo del cafonal a tutti i livelli.
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