Lo Stato che sottrae ossigeno
L’Aquila – Scrive Franco Taccia: “L’ordinamento giuridico prevede fra i suoi vari capisaldi, che il contratto di lavoro sia un atto bilaterale, di natura sinallagmatica, ovvero a prestazioni corrispettive (una sorta di “do ut des”). Io mi impegno a svolgere un certo tipo di lavoro, Tu mi paghi.
E’ evidente che la pensione è parte integrante del contratto, posto che al momento della stipula del medesimo si stabiliscono oneri a carico di ambo le parti e fra questi, l’impegno a far si che alla fine dell’attivita’ lavorativa “chi ha dato” “riprenda”.
Ovviamente, e sarebbe da ridere il contrario, per la sua natura, come per ogni contratto che si rispetti, è fuori dalla logica che una delle parti si alzi la mattina e dica: abbiamo scherzato, da oggi si fa così, sennò ciccia. Dire : sennò ciccia significa imbrogliare ovvero commettere un reato, grave.
Pertanto se lo Stato decide che per porre riparo alla crisi una delle misure da adottare è quella di togliere l’ossigeno a chi respira (il paragone con la pensione penso sia piu’ che calzante) fa una cosa abominevole, cioe’ annulla con un atto di imperio un diritto acquisito, che per la stragrande maggioranza della gente (parlamentari, politici, intrallazzatori ecc, sono esclusi) significa “aver sputato sangue”.
C’è solo da aggiungere una piccola considerazione.
E’ incredibile che queste genialità partoriscano dalla mente di eminenti frequentatori della Bocconi, del luogo sacro cioe’ ove vengono plasmate le teste che piu’ familiarizzano con i princìpi della finanza e dell’economia. Perche’ è incredibile? Vorrei chiedere alla sig.ra Fornero o a Monti quale economia si rilancia se la gente non ha i soldi per andare al ristorante, al cinema, non parliamo delle vacanze, per comprare anche il minimo indispensabile e se, in modo improvviso scopre che dal prossimo mese non potra’ onorare gli impegni presi per pagare un mutuo o la rata del prestito personale.
Franco Taccia
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