Chieti, da sempre il rischio sismico, ma chi progettò e costruì l’ospedale lo sapeva?
Chieti – LA CITTA’ HA UNA LUNGA STORIA DI TERREMOTI – ASL ANNUNCIA UNITA’ DI CRISI – Il terremoto a Chieti non è di casa, nel senso che il territorio della città non è considerato sismogenetico. Ma i terremoti ci sono sempre stati, di risentimento. La prova è palmare: anche nell’aprile 2009, sisma nell’Aquilano, le scosse furono fortemente avvertite (arrivarono, quindi) in città e causarono anche dei danni. Basti pensare al palazzo del tribunale. I dati sismici aggravano i problemi e gli interrogativi, dopo lo sgombero di parte dell’ospedale (sismicamente a rischio in alcune sue parti), e ci si chiede (come sempre in ritardo e inutilmente, anzi ipocritamente) come mai sia stato collaudato e usato per tanto tempo (una dozzina d’anni almeno) un palazzone di 14 piani, che oggi, apprendiamo con stupore, non è sicuro. Tutt’altro. Il Sindaco Di Primio, fa sapere il Comune, domani, alle ore 11.30, presso il suo ufficio, alla presenza di tutti i Capigruppo Consiliari, incontrerà il Manager della ASL di Chieti, Francesco Zavattaro.
L’incontro promosso dal Sindaco Di Primio, oltre che per conoscere le reali condizioni di tenuta sismica dell’intero Policlinico di Colle dell’Ara, servirà per sollecitare il Manager affinché si attivi per ripristinare la normale funzionalità del Presidio Ospedaliero.
Fin qui le comunicazioni ufficiali, mentre le dichiarazioni e gli stupori, gli sdegni e le mani avanti di molti altri politici li risparmiamo ai lettori. Rimane il fatto, sconcertante, che l’ospedale a Colle dell’Ara non dà le garanzie rigorosamente necessarie ad un nosocomio per essere sicuro. I primi rilievi fanno drizzare i capelli: pilastri pericolosi.
La storia, comunque finirà , è gravissima, e la Procura valuterà in profondità responsabilità e posizioni. Negli anni, perchè tutto risale a quando le cose si facevano alla leggera. Basti pensare all’ospedale dell’Aquila, del resto, che è enorme, orizzontale, costato mari di miliardi (di lire), costruito in 25 anni, ma è crollato il 6 aprile 2009. In gran parte crollato.
Esiste uno studio di uno specialista, il prof. Francesco Stoppa, che a Chieti insegna (ateneo d’Annunzio) sui terremoti in Abruzzo e a Chieti. Tanti, e nei secoli. Scorrendo lo studio, apprendiamo che ve ne fu uno forte nel II secolo dopo Cristo, un altro (forte) nel 1349, un altro ancora (fortissimo, colpì l’Italia centrale) nel 1456. Altri nel 17° secolo. Quello storico e noto del 1706 (che colpì anche Sulmona), e quello più diretto del 1882 a Chieti, magnitudine 5,3. Nel 1933 tremò ancora la Majella con mezzo Abruzzo centrale. E poi nel 2009. Nel frattempo, altri sismi minori (sempre in area Majella) e lungo la costa adriatica a breve distanza dalla terra.
Occorre altro per ribadire che il rischio sismico è stato sempre sottovalutato a Chieti, soprattutto quando fu edificato il maxiospedale che ora fa paura? Occorre altro per puntare il dito contro istituzioni e politica negli ultimi decenni (ma anche molto prima…) in città e in Abruzzo? Esistono dipinti storici (citati da Stoppa) con S.Emidio che protegge la città , e S.Giustino che la guarda dall’alto. Nel panorama dipinto, case e palazzi sbilenchi. Forse un’immagine simbolica, forse danni da terremoto. E ora spunta l’ospedale da 14 pianti che non si regge in piedi, o almeno molti temono realisticamente che non si regga proprio benissimo in piedi, quando la terra trema. Speriamo mai o fra mille anni. Ma che tremenda, allucinante incoscienza!
UNITA’ DI CRISI – Sarà un’unità di crisi, costituita questa mattina, a occuparsi delle iniziative da intraprendere per valutare le conseguenze della relazione sul rischio sismico consegnata dal perito del Tribunale e stabilire eventuali azioni conseguenti volte a tranquillizzare operatori e utenti sullo stato di sicurezza dell’ospedale di Chieti. Lo ha deciso la Direzione Aziendale della Asl Lanciano Vasto Chieti, al lavoro per dare risposte concrete e immediate all’allarme destato dall’ufficializzazione dei contenuti del documento, e anticipare provvedimenti che potrebbero rendersi necessari se gli elementi di rischio già denunciati fossero confermati anche nella versione definitiva della relazione, che terrà conto anche delle controdeduzioni che saranno presentate dalla Asl e dall’impresa costruttrice.
«La relazione provvisoria depositata non aggiunge elementi tecnici di particolare novità o gravità a quanto già sapevamo sullo stato delle strutture – ci tiene a precisare il Direttore Generale Francesco Zavattaro -. Sul piano formale, il documento, frutto di un’inchiesta avviata a seguito di una nostra segnalazione all’Autorità giudiziaria, certifica una situazione di cui eravamo già a conoscenza, tanto che ci eravamo preoccupati di eseguir diversi mesi fa gli interventi ritenuti più urgenti per mettere in sicurezza un singolo pilastro trovato in condizioni di maggiore criticità . Perciò mi sento di dire, in tranquillità , che la situazione è sotto controllo, anche se in ogni caso sono allo studio nuovi provvedimenti: siamo al lavoro ininterrottamente da questa mattina per verificare le modalità che ci permettano di alleggerire il peso fisico delle strutture, ma non dimentichiamo che stiamo parlando di attività sanitarie, e che gli spostamenti devono avvenire in condizioni di assoluta sicurezza. Per questa ragione – aggiunge il manager – ci siamo presi altre 24 ore di tempo per decidere tempi e modi di questa ricollocazione».
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