Monteluco? Come l’Amazzonia, per tutti


L’Aquila – (di G.Col.) – (Foto: il rogo di Roio due ore dopo l’inizio) – L’incendio di Roio, sperando che sia finito davvero, potrebbe alla fine diventare quel famoso momento maledetto dal quale, alla lunga, sapendoci fare, scaturisce la positività. Ciò che è successo nei giorni scorsi, mentre la pineta cara agli aquilani (ma anche a tanti altri, pensiamo agli amori e amorazzi divampati tra quei pini, specie tra studenti… e non solo) finiva in cenere (pare per la bella estensione di 30 ettari, ma vai a capire come fanno a sparare certe grandezze), bruciava in città anche la battaglia delle dichiarazioni, delle prese di posizione, delle mani avanti, dei pretesti, delle logore tecniche dell’accusare gli altri per scagionare se stessi.
Il solito, svenevole e non nobile metodo dei politici. Mettersi in mostra quando accade qualcosa, ma principlamente lavarsene le mani e accusare gli altri. La gente ormai lo sa bene. Pare che i soli a non capirlo siano certi politici. Ma lasciamo andare: non è il momento delle polemiche. Cadremmo anche noi nel becero sistema del ping-pong di accuse, rinfacci, giaculatorie piuttosto stomachevoli.
L’incendio a Roio ha svelato che Monteluco, per gli aquilani che stanno nelle stanze dei bottoni, per le istituzioni, per la politica, per chi indossa qualche etichetta e qualche distintivo, è l’Amazzonia. Cioè quel posto del mondo (ricordiamolo ai politici, che non scoppiano di cultura) che è ancora oggi in parte inesplorato. Visto da aerei e satelliti sì, ma inesplorato. In sostanza nessuno sa cosa ci sia tra jungla, fiumi, laghi, foreste indistricabili. Forse addirittura tribù umane sconosciute. E chi sa quante specie animali e vegetali non catalogate.
Bene, Roio è così per la città di cui dovrebbe essere polmone verde e parco urbano. Sì, dovrebbe, essendo una boscaglia (artificiale, non naturale) che si trova nel tessuto urbano comunale, dal quale è grosso modo circondata. Non esistono cartine, mappe di sentieri, indicazioni di radure accessibili in caso di incendio. Nessuno neppure nei corpi di soccorso e antincendio sa dove dirigersi con i mezzi: occorrono solo quelli aerei, se riescono a levarsi in volo. L’Ericksson che era a Preturo non ci è riuscito, però, fino alle 20 della sera del fuoco…
Non c’è alcun tipo di manutenzione del bosco, nè di decespugliazione interna o lungo le strade che lo solcano. Ci sono solo rifiuti, rami caduti per la neve, alberi abbattuti, una vegetazione intricata e fittissima. Forse specie vegetali da catalogare… Accadde una ventina di anni orsono, ne scoprì una il botanico Tammaro. Un bosco selvaggio dentro la città, del quale mai nessuno si è preoccupato. Al quale mai nessuno – con la storica inettitudine aquilana di fronte ad esigenze elementari – ha pensato come ad un luogo verde, da bonificare, rendere sicuro, dotare di indicazioni e spazi di manovra. Se qualcuno ha avuto la fortuna di visitare i boschi periurbani del Canada, sa di cosa parliamo. Una foresta non si abbandona alla natura, se sfiora una città, se è un luogo destinato allo svago, alla fruizione della natura e dell’ambiente. A L’Aquila è accaduto e l’incendio di Roio lo ha rivelato. Qualcuno, forse, ha persino scoperto che esiste una pienta di Monteluco!
Ora tutti strepitano e si lanciano accuse reciproche. In verità, la colpa è da sempre di tutti, gente in divisa o in borghese. Non ci sarebbe voluto un genio a disporre una sorveglianza della pineta durante i giorni torridi e siccitosi. Sorveglianza preventiva, che si deve ad un parco urbano, se tale è Roio. Una volta entrammo in un bosco alla periferia di Providence (R.I., USA) con un giovane parente che voleva solo mostrarcelo con i suoi scoiattoli, procioni, cervi, puzzole, volatili di tutte le specie. Una meraviglia, quasi in città, sterminato, da fiaba di Disney. In cinque minuti fummo raggiunti e sorvegliati, senza neppure troppo garbo, da un green cop, un agente della locale polizia forestale, saltato fuori da una minuscola e agile jeep verde con la scritta “Green police”) . E guai a tentare semplicemente di fumare una sigaretta. Noi sciocchi, pensavamo di essere in Italia… accendendo la sigaretta. Dopo tanti anni, il ricordo è nitido.
Come le fiamme che hanno divorato la pineta di Roio e gli strepiti del giorno dopo. O come quelle dell’incendio dimenticato, San Giuliano nel 2007. Che melanconia.


09 Agosto 2012

Categoria : Cronaca
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