Abruzzo, calure e carrozzoni politici
(di Sergio Montanaro, direttivo regionale IdeAbruzzo) – L’estate del 2012, in Abruzzo, oltre che per i nomi dati alle varie ondate di caldo, verrà ricordata anche per i carrozzoni politici che ostinatamente, senza ritegno alcuno e grazie a mille complicità, si tengono in vita quasi artificialmente ma a spese della comunità. Oltre le vicende arcinote dell’ ACA, c’è un altro dei tanti carrozzoni politici per la gestione dei servizi primari che si autoalimenta di potere autoreferenziale. Il consorzio dei rifiuti del chietino con sede a Fara Filiorum Petri, che ha la discarica chiusa dal 2008 e nessuno degli obiettivi che avrebbe dovuto perseguire ha realizzato, se non quello di un’effimera e personale partecipazione alla spartizione del potere clientelare. Il Consorzio è socio al 51% nella società mista CONSAC che eroga materialmente il servizio di raccolta rifiuti in 20 comuni con circa 80 dipendenti. Oggi si riscontra un serio problema per i dipendenti della CONSAC che non ricevono ancora lo stipendio di giugno, la quattordicesima e non hanno alcuna sicurezza di ricevere lo stipendio di luglio. Lo storico problema del ritardo nel pagamento degli stipendi, la difficoltà a garantire le riparazioni dei mezzi e quindi anche la sicurezza dei lavoratori, è la risultante del fallimento politico-amministrativo e gestionale di questo consorzio e della società pubblico-privata collegata. Lo stesso identico problema legato al pagamento degli stipendi ha già portato allo sciopero più volte negli ultimi due anni e per più volte il problema è stato posto all’attenzione del Prefetto. I cambi al vertice del CDA sono solo un paravento con cui si cerca ancora di mascherare la totale inutilità del Consorzio che versa in queste gravi condizioni solo ed esclusivamente per la sciagurata gestione coinvolgendo CONSAC . I cittadini hanno pagato le bollette ma alcuni comuni, da anni e con la complicità degli altri rappresentanti nell’assemblea, non pagano le spettanze al Consorzio creando una voragine senza fondo. In questo marasma, che tanto è costato e ancor più costerà ai cittadini, c’è il grave problema dei lavoratori della CONSAC. I sindacati che dovrebbero difendere gli interessi dei lavoratori, ad oggi, nulla proferiscono in merito al mancato pagamento degli stipendi e della quattordicesima. Gli stessi sindacati però, in altre occasioni, hanno proclamato lo sciopero per i medesimi motivi anche in via preventiva anticipando la presunta mancata erogazione. Gli stessi sindacati hanno dettato l’agenda al precedente CDA del Consorzio, presieduto da Di Luzio, perorando la causa del pagamento delle spettanze dei singoli comuni direttamente a CONSAC rendendo ancor più evidente l’inutilità di tale consorzio e addirittura con il nuovo CDA presieduto da Carulli, contribuendo di fatto a rafforzare la posizione dei comuni morosi a cui addirittura è stata affidata ai loro rappresentanti la gestione del consorzio eleggendone due nel CDA. Eppure in questi momenti di forte crisi i lavoratori della CONSAC, visto che i cittadini hanno pagato le bollette, non dovrebbero temere nulla sotto l’aspetto occupazionale e di sicurezza del pagamento delle spettanze. Anzi, se si fosse operato in maniera corretta e puntuale, realizzando per tempo le giuste, ovvie e necessarie opere, dotando il consorzio delle strutture necessarie a svolgere il proprio compito istituzionale, senza sperperare soldi pubblici per poi accampare scuse, si sarebbe potuto e dovuto allargare la possibilità operativa facendo crescere l’azienda sino a poter pensare addirittura di aumentare il volume di affari e la capacità occupazionale. Invece solo clientelismi e campagne elettorali che hanno generato un debito soverchiante a cui non si riesce a dare un totale certo. A questi dati di fatto si rispolverano programmi ormai vecchi conditi di “faremo”. Nella girandola di cambio dei vertici si assiste solo ad una sorta di rotazione quasi come ad un ballo in cui tutti supportano tutti e a turno si fa un giro alla guida del carrozzone sperando che spunti qualcosa di più dal punto di vista personale. La responsabilità della Regione Abruzzo in casi come questi è forte. La legge regionale impone che i comuni aderiscano obbligatoriamente ai consorzi. Di pari passo la Regione Abruzzo deve preoccuparsi del funzionamento e della gestione dei consorzi per il rispetto del raggiungimento degli obiettivi. La Regione Abruzzo allo stato attuale dei fatti, visto il conclamato fallimento di questo carrozzone, evidenziato dai bilanci ed ora anche dai commenti dei Revisori dei Conti, dovrebbe commissariarlo su due piedi, fermando così questa corsa alla distruzione ed all’aumento dei debiti per manifesta incapacità reiterata. E questo soprattutto per difendere seriamente il diritto al lavoro e la qualità dell’operato degli 80 dipendenti della CONSAC e delle loro famiglie non trasformandola nell’ennesima “morte aziendale” annunciata per la quale stracciarsi le vesti ed essere poi “costretti” ad imbastirci sopra la prossima campagna elettorale.
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